mercoledì 14 gennaio 2009

In fondo non è poi così grave ammazzare 100 bambini.

Jacopo Fo

La mia angoscia sta salendo di giorno in giorno a causa del massacro di civili in corso nella striscia di Gaza, che si aggiunge ai bambini ammazzati in Iraq e Afghanistan e falciati dalle bombe dei terroristi in Israele e in giro per il mondo.
Il conteggio agghiacciante dei bambini uccisi cresce a velocità spaventosa.

In Palestina si stanno scontrando due popoli molto simili. Entrambi hanno al centro della loro cultura, come del resto i popoli cristiani e scintoisti, l'ideologia patriarcale della faida, della vendetta.

Nonostante 5000 anni di storia abbiano dimostrato che questa ideologia serve solo a creare sempre nuove guerre, si continua apensare che solo la forza militare sia in grado di garantire la sicurezza di un popolo. SONO FORTE PERCHE' I MIEI VICINI HANNO PAURA DI ME PERCHE' SANNO CHE SONO DISPOSTO A UCCIDERE E MORIRE PUR DI VENDICARMI.

L'unica via per combattere il terrorismo è quella di invadere Afghanistan e Iraq e fare un milione di morti tra i civili.

L'unico modo per rispondere all'occupazione israeliana è quella di massacrare i civili israeliani e i bambini israeliani con i razzi e i kamikaze imbottiti di tritolo.

L'unico modo di fermare il terrorismo di Hamas è quello di invadere Gaza.
Quel che sembrano non capire queste menti è che uccidendo un bambino creo 10 nemici disposti a qualunque cosa pur di farmela pagare.
In 5000 anni questa esperienza si è ripetuta infinite volte, con l'unica eccezione di popoli che sono stati completamente sterminati come accadde ai galli Eburoni, cancellati dal mondo dai banditi di Giulio Cesare (creò proprio un'armata di briganti che ottennero il diritto di rubare tutte le proprietà degli Eburoni a patto che li massacrassero. E Cesare si vanta di questo nel De Bello Gallico).
Credo che anche il più scemo dei generali del Pentagono, di Hamas e di Israele sappia che non riusciranno a sterminare iracheni, israeliani e palestinesi fino all'ultimo.
Gli Eburoni erano alcune decine di migliaia. Quando quelli da sterminare sono milioni finisce sempre che ne scappa qualcuno... E se la lega al dito.

Prima dell'inizio dell'invasione di Afghanistan e Iraq, i guerrafondai ci dicevano che era l'unico modo di liberare quei popoli. Noi dicevamo che invece sarebbe stato meglio aiutare lo sviluppo economico di quella gente e cercavamo di spiegare che era cretino illudersi che la tattica dell'invasione militare avrebbe funzionato.
Sostenere veramente lo sviluppo economico e culturale di un popolo costa infinitamente meno che sparargli.
Un milione di morti dopo Iraq e Afghanistan sono un inferno, le condizioni di vita di quei popoli sono peggiorate in modo enorme e gli Usa da soli hanno già speso 2 mila miliardi di dollari in queste due invasioni. Cioè sono stati spesi più di 100 mila dollari per ogni afgano e iracheno. Immaginate quanto amore avrebbero generato gli Usa se gli avessero regalato questi soldi invece di bombardarli con proiettili all'uranio impoverito.
Se non si fidavano a darglieli direttamente in mano avrebbero potuto investirli in sviluppo, microcredito, scuole.
Sarebbe bastato un quarto di quel che hanno speso in bombe per trasformare quelle terre in succursali del paradiso.

NON SANNO QUESTI CERVELLONI, CHE IL TERRORISMO E L'ESTREMISMO RELIGIOSO SONO FIGLI DELLA POVERTA'?

Certo che lo sanno. E in realtà ammazzano per altri interessi: i soldi, il petrolio, l'oppio eccetera. Non vogliono lo svilupo di quei popoli, il caos rende di più e permette di rubare il petrolio.
Ma chi li sostiene, il cittadino Usa, l'israeliano, il palestinese, sono veramente convinti che ammazzare i nemici sia l'unica soluzione. E se ci va di mezzo un bambino (o centomila bambini) si tratta di effetti collaterali, deprecabili, ma cosa ci vuoi fare, nessuno è perfetto...

L'idea che si possa trovare un'altra via non è conosciuta.

E attenzione è un discorso che vale anche per la maggioranza dei palestinesi arroccati sulla loro ideologia patriarcale e su consuetudini che soffocano la loro società rendendola miserabile oltre misura. Se invece di investire in razzi e bombe, i militanti palestinesi avessero investito in cooperazione, istruzione e sviluppo, oggi si troverebbero ad essere capaci di competere economicamente con Israele, avrebbero raccolto un diverso sostegno internazionale alla loro causa e potrebbero usare il potere del denaro per ottenere il rispetto dei loro diritti. Invece oggi sono poveri e arretrati quasi come 40 anni fa e hanno ottenuto ben poco sul piano politico.

E la maggioranza di loro non sa neanche chi era Gandhi e come hanno fatto gli indiani a ottenere l'indipendenza e la sovranità.
Un disastro per loro e un disastro per gli israeliani. 2 popoli che vivono veramente male.

Superare questa logica sembra impossibile. La FAIDA è una religione.

Questa ideologia domina oggi il mondo e ci tiene nella merda. Ma alcuni popoli, che possiedono una cultura superiore alla nostra e più diffuse tradizioni matriarcali la pensano diversamente e risolvono i conflitti in modo più intelligente. Ad esempio ciò è avvenuto in Sud Africa.
Molti sanno che Mandela ha preso il premio Nobel. Ma i media occidentali non hanno spiegato perché. Raccontare i fatti avrebbe messo in discussione l'ideologia della faida. Sono cose che non si fanno.
Così non si parla quasi mai dei Tribunali del Perdono.
Cosa sono? Sono la dimostrazione che esiste un'alternativa alla faida.

Sud Africa: i tribunali del perdono.
Quando il regime razzista cadde Nelson Mandela capi' che doveva porre ai suoi connazionali una grande e difficile domanda. Una domanda impossibile da porre a un popolo occidentale. Incomprensibile addirittura per i nostri schemi mentali. Egli chiese: cosa dobbiamo fare a chi ci ha torturato, ucciso, tenuto in catene, umiliato? Cosa facciamo a chi ha ucciso i nostri padri, violentato le nostri madri, le nostre mogli, le nostre figlie? Cosa facciamo a quei cani che ci hanno azzannato per tutta la vita? Siamo proprio sicuri che valga la pena di ucciderli, tenerli in prigione, punirli? Fu cosi' che inizio' una grande discussione. Nessuno metteva in dubbio che un ladro o un assassino dovessero essere messi in prigione per impedir loro di compiere un altro reato e perche' venissero sottoposti a un percorso di rieducazione. Ma nel caso dei carnefici e dei loro mandanti che avevano torturato il popolo per decenni sembro' che non si potesse usare la stessa logica punitiva. Il crimine era troppo immenso perche' potesse essere punito. Quindi dopo moltissime discussioni si decise di non punire i colpevoli delle piu' tremende e barbariche violenze compiute in Sudafrica. Non sono impazzito. E' cosi' che e' andata. E hanno fatto bene. Questi neri hanno ancora una forte componente dell'antica cultura matriarcale che riconosce al suo centro, come fulcro, l'idea del valore spirituale dell'esperienza e l'interconnessione stretta tra tutti i fenomeni. E questa cultura porta piu' facilmente a identificarsi nelle vittime per comprendere quale e' la loro esigenza piu' forte e profonda. Se hai subito l'abominio, una semplice vendetta non e' soddisfacente. Non cambia l'orrore che hai vissuto, le stigmate dell'umiliazione il tormento dei ricordi e dei rimpianti. Anche se ammazzi il tuo torturatore e lo fai morire in modo lento e doloroso, la tua percezione dell'orrore vissuto non cambia. Nella cultura bantu' esiste un concetto che ha un valore maggiore della vendetta: la consolazione della vittima. Cosi' essi si chiesero che cosa potesse veramente modificare lo stato mentale delle vittime. Riscattare almeno in parte l'ingiustizia subita. E dissero: rinunciamo alla vendetta perche' l'unico medicamento che da' sollievo al dolore delle vittime e' la comprensione. Il dolore viene arginato solo dalla sua condivisione collettiva. Quando il torturato torna nel villaggio e racconta di aver subito 100 frustate anche i suoi amici si chiedono se, magari, non stia esagerando un po'. Non mettono in dubbio che sia stato frustato ma si chiedono se le frustate siano state proprio 100 oppure "solo" 70... Il torturato invece desidera innanzitutto di essere creduto totalmente, che la misura del suo dolore sia riconosciuta. Questa e' l'unica possibile, piccola consolazione. E allora il governo dei neri inventa un istituto legale incredibile: i Tribunali del Perdono. Per anni sono andati avanti a tenere udienze in questi tribunali speciali. Le vittime si presentano e raccontano tutto quello che hanno patito e fanno i nomi dei loro carnefici. I quali sono obbligati a presentarsi e a confessare raccontando per filo e per segno quali crimini hanno commesso e come. Se ammettono le colpe non vengono puniti in nessun modo. Cosi' si ottiene che nessuno possa negare la verita' di quei fatti. Non esistera' mai nessuno in Sudafrica che potra' mettere in dubbio la misura dei crimini commessi perche' vittime e carnefici hanno testimoniato, le loro dichiarazioni sono state filmate e trasmesse in televisione. Ci sono voluti anni per elencare, descrivere e comprovare l'enorme mole dei crimini commessi. Oggi c'e' chi nega i crimini nazisti, stalinisti, di Pinochet, dei colonnelli greci o argentini. Questa situazione e' legata proprio al tentativo di punire in modo vendicativo i colpevoli. Un procedimento che genera automaticamente una difesa che cerca di negare le colpe. E questa negazione degli orrori del passato, restando piu' o meno latente, semina odi e rancori inestinguibili. Ma attenzione, non si tratta di rinunciare all'azione ma di sostituire l'azione della vendetta con quella della presa di coscienza degli orrori. Di fronte agli orrori non si puo' non reagire. In Jugoslavia, durante la seconda guerra mondiale il regime filonazista croato realizzo' lo sterminio di piu' di un milione di serbi. Questo crimine fu censurato da Tito in nome della riconciliazione nazionale. Non affrontare il bagaglio di dolore di un simile genocidio ha avuto effetti piu' devastanti dell'affrontarlo con lo spirito di vendetta. Dopo qualche decennio il bubbone e' scoppiato. I giornalisti che intervistavano i combattenti serbi della guerra etnica si stupivano di sentir sommare i morti delle persecuzioni degli anni '40 insieme a quelli degli anni '90. Per molti serbi la guerra non era mai finita, era restata solamente congelata per 50 anni.

Un altro esempio africano di cultura diversa lo troviamo per quanto riguarda la cura dei malati. Un esempio che rivela una logica rovesciata sulla vita. Una logica che distrugge i presupposti della FAIDA.
Quanto saresti disposto a pagare per il lusso di poter lavare il sedere a un moribondo?
Leggendo un racconto su Nigrizia, il giornale missionario dei frati Comboniani, ho trovato la storia di una rete di assistenza sanitaria autogestita dai contadini piu' poveri del mondo. Una rete di solidarieta' di villaggio: questi contadini si occupano di lavare e nutrire i malati alleviando le loro sofferenze perlopiu' con qualche erba selvatica, vista la quasi totale mancanza di medicine. La rivista pubblicava la lettera di una ragazza che scriveva al comitato del villaggio. Pressappoco diceva: voi mi conoscete, mi avete accolta insieme ai miei genitori malati e quando loro sono morti vi siete occupati di me e ora io vivo ricambiando la vostra ospitalita' con i miei turni di lavoro nell'orto del villaggio. Ora io vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me ma vorrei chiedervi un grande favore. Il mio sogno piu' grande e' poter curare i malati anch'io. Ma, voi lo sapete, il mio lavoro dell'orto non mi permette di guadagnare denaro e quindi non ho modo di pagare per poter curare i malati. Quindi vi chiedo se fosse possibile fare un'eccezione per me alla regola e permettermi di pagare il diritto a curare i malati facendo un turno supplementare di lavoro nell'orto della comunita'. Signore Iddio! Quando ho letto questo ho fatto un balzo e ho dovuto tornare indietro a leggere. Esiste un posto del mondo dove una ragazza implora di poter pagare con una forma di baratto il diritto a curare un malato perche' non possiede denaro contante? Ma che gente e' questa? I contadini piu' poveri del mondo pagano col denaro il lusso di curare i malati? Ma perche'? Semplicemente perche', grazie agli elementi di cultura matriarcale sopravvissuti nella loro societa', credono sia veramente essenziale occuparsi della paura della morte invece di censurarla. Sono convinti che sia necessario fare qualche cosa per lenire questa paura della fine. E sanno un'altra cosa che io ho scoperto, ahime', molto tardi nella mia vita. Ho sempre cercato di sfuggire i morti e le persone che stavano morendo. Ero terrorizzato dalle emozioni che questi incontri avrebbero potuto scatenare nella mia mente. Poi il destino ha voluto che mi trovassi in una situazione nella quale fuggire sarebbe stato piu' doloroso che affrontare il mio terrore. Ed ho avuto la fortuna di trovarmi vicino a persone di valore che stavano morendo. Le persone di valore non muoiono come le persone che non valgono un cazzo. Se ti e' capitato di parlare con una persona di valore che sta morendo e ne e' conscia lo sai. E' un'esperienza pazzesca. Mi ricordo quando mori' Matilde, una bisnonna stupenda. Io abbracciavo il suo corpo ormai quasi inesistente e piangevo, non riuscendo a controllare in nessuna maniera il dolore. E lei mi accarezzava la testa e mi consolava. Mi diceva: ma dai, non e' cosi' grave, ho vissuto tanto, mi sono divertita tanto, ho amato tanto le mie figlie, le mie nipoti, le mie dolcissime bis nipoti. Ora muoio ma non e' importante. Anzi e' meglio cosi'. Sono un po' stanca. E sono stato vicino anche a un'altra donna meravigliosa che sapeva di avere davanti pochi giorni di vita, lasciava due figlie piccole che la adoravano e piu' di tutto la straziava la privazione che la sua morte avrebbe lasciato dentro di loro. Eppure, pur con quella spada nel cuore, Marina riusci' a mostrarmi la capacita' di continuare a essere presente alla sua vita, contenta di esistere con intatto tutto lo stupore per la vita e persino per l'incomprensibilita' della morte. Devo moltissimo a queste due persone che hanno condiviso con me la sensazione che la vita stia per finire. Mi hanno insegnato che la vita e' tanto dolce e potente che di fronte alla morte scopri di sapere come affrontarla anche se non hai temuto nulla piu' della fine della tua esistenza. Non posso non ringraziare coloro che mi hanno insegnato questo coraggio. Mi danno la forza di sperare che anche io saro' pervaso dal Grande Spirito Coraggioso quando dovro' compiere l'ultimo passo come entita' energetica coerente, unilocata e pensante. L'ho visto fare. So che si puo' fare. Cerchero' di farlo anch'io. E ringrazio per lo stesso motivo tutte le persone che mi hanno permesso di cercare di alleviare il loro dolore. E se tu hai capito questo valore, se tu hai capito che l'essere umano ha bisogno come il pane di entrare in contatto con i malati e i moribondi alla ricerca dei maestri piu' importanti della vita, allora, hai capito anche che devi essere disposto a pagare una tassa salata per godere di questo privilegio. Chi sta morendo ha bisogno di denaro per far fronte a qualche bisogno. Tu sei ben contento di darglielo perche' quel che ricevi in cambio non ha prezzo. In occidente fuggiamo i moribondi e poi sediamo la nostra angoscia di morte guardando in tv migliaia di morti veri o falsi, stupri, botte, rapimenti...

Per approfondire sulla storia delle culture Africani semi matriarcali
vedi QUI

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