lunedì 1 dicembre 2014

Progetto di demercificazione dal basso

Progetto "Demercifichiamo il mondo"


Pallante (del quale suggerisco la lettura) partendo dalla "rivoluzionaria" distinzione tra beni e merci, considera l'economia reale suddivisa in tre sfere:
  • la prima, la più interna, è costituita dall'autoproduzione 
  • la seconda è costituita dall'economia del dono, che segue 3 regole, descritte nel PDF 
  • ed infine, quella più esterna è quella mercantile, costituita principalmente dalle attività di compravendita 
  • [EDIT] C'è anche un livello zero, quello dell'ambiente, nel quale molte cose (le più importanti) ci sono donate dalla Natura, ovviamente queste potenzialità vanno salvaguardate e possibilmente amplificate.
La pratica della decrescita:
L'obbiettivo è arrivare ad organizzarsi in modo che tutto quello che si può auto produrre si autoproduca, quello che si può donare si doni, quello che non si può né autoprodurre né donare (in maniera ragionevole e conveniente in termini di tempo e di qualità) si compri. Questo è lo sviluppo dei beni che non passano attraverso la forma di merci. (pag. 12)
Ma come si fa ad applicarlo a livello di territorio? Ecco una proposta di massima per una procedura di demercificazione graduale degli individui/famiglie e associazioni (anche imprese) consapevoli:
  • Si tracciano alcune realtà consapevoli.
    [EDIT]]Alcune di queste offiranno già servizi o beni gratuitamente, queste sono da tracciare e coadiuvare per prime.
  • Si identificano i loro bisogni. 
    • Domanda: che cosa ti piacerebbe ricevere gratis? Che cosa desidereresti in dono? 
  • Si fa una tabella di quello che comprano e vendono (ovvero dei processi mercificati). 
    • (La scienza che si occupa dell'analisi dei flussi economici è la bioeconomia)
  • Si cercano altre realtà che possano soddisfare i loro bisogni in una economia del dono. 
  • Si propone di passare al dono, ma tenendo una sorta di "taccuino" delle donazioni, cercando di mantenere un equilibrio in/out da verificare periodicamente 
  • Si verifica che questo regime demercificato sia migliore. 
  • Se il regime viene ritenuto migliore, si prende una parte dei beni che sono stati risparmiati, e si utilizza per il "bene comune", nel senso che viene rimessa in circoli che prima non c'erano, per parificare le condizioni di benessere sul territorio o per realizzare organi nuovi di gestione/produzione dei beni comuni 
    • Va usato per costruire "il mondo nuovo", del quale si trovano già diverse avvisaglie e istruzioni 
  • Si itera per tutte le realtà "produttive" fino ad arrivare ad un territorio semidemercificato, dove le tre sfere sono equlibrate. 
 Esisterà un punto di equilibrio, quando la demercificazione non aumenterà più il benessere territoriale, a quel punto ci si può fermare.
Ma come mai il dono? Perché il dono, diversamente da vendita, scambio e baratto, è “aperto”, restaura le relazioni umane, ed infine, in una società ipermercificata e in crisi come la nostra, crea abbondanza locale.
 Un buon punto di partenza sarà quello delle realtà agricole (ovviamente biologiche o tendenzialmente tali), perché producono beni che sono tali per tutti, e quindi possono essere usati in diversi casi come "primo dono".
Per funzionare ottimamente, un sistema del genere sarà olistico, ovvero dovrà ragionare sulla demercificazione di -tutti- i beni essenziali, compresi quelli più immateriali, come il denaro (riflettere sulla cosa), la salute, l'housing, l'energia e le informazioni.

Sono benvenute le osservazioni, o contattatemi per avere maggiori info, collaborare e aderire al progetto.

[EDIT]Un anarchico moderno, Paul Goodman, ha affermato che «una società libera non può essere realizzata sostituendo un ‘ordine nuovo’ a quello vecchio, ma piuttosto con l’ampliamento delle sfere d’azione libere, fino a che esse vengano a costituire il fondamento della intera vita sociale».
(Colin Ward, Anarchia come organizzazione)

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