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lunedì 25 novembre 2019

Inno alla nutria

Ecco una chicca che ho custodito gelosamente negli anni, e che finalmente vede la libertà. L'unico e inimitabile inno alla nutria, proveniente da una attività di ascolto profondo dello Spirito della Nutria che vive e prolifica nelle terre basse.

Bionic MyoCastor, adattamento dal Bionic Beaver
Ecco l'inno, che non va recitato, bensì declamato. Avrei piacere di metterlo in musica, ma aspettiamo la situazione giusta. Se la recitate in giro e fate un video/registrazione mandatemi una copia :)



Inno alla nutria


O nutria, o castorino,
che vieni dal basso Sudamerica,
dalla Patagonia.
Là ti cacciava il caimano
e in quelle terre lontane
vivevi in pace [con l'essere umano.]

L'uomo bianco di là ti ghermì,

e ti rapì via,
affascinato dal tuo morbido pelo.
I tuoi figli portava in tutto il mondo,
mica è colpa tua!


E qui, ora, che fai;
o nutria, o castorino?
Tutto quel che fanno
le semplici creature di Dio:
mangi quel che trovi,
fai la tua casetta,
-prolifichi-

fai, come farebbero gli uomini
(né più ne meno)
meglio lo fai,
in pace con l'ambiente!
Quale tra le altre bestie
potrebbe fartene una colpa?


Tu, estremo monito all'agricoltore
avido e dissennato
pallido zombi della Monsanto
che inquina, terre e acque
dall'alto del suo trattore


L'uomo ha divelto,
sterminato ogni selvaticità
da questa grande pianura.
Tutto è a misura di macchina,
e quando non rimane
più natura da inquadrare,
ecco!


Dio manda un animaletto
che costringe l'uomo padano
a riveder le sue azioni,
le sue strategie...
E se fosse saggio, a rivedere sé stesso!


Tu, tromba dell'apocalisse
che avvisa tutti quanti:
"quanto potrete resistere,
lontano dalla natura?
imparate da me,
che sono piccola e pura".


E infine, se noi fossimo indiani
in questa sterminata pianura
tu potresti essere il bisonte
di piccola statura.


Christian Lovato  

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.

sabato 24 settembre 2016

Decidere insieme


L'anno scorso (2015) sono stato al raduno estivo della Rete Italiana Villaggi Ecologici, che connette molte realtà comunitarie composte perlopiù da individui che vogliono vivere "come piace a loro", associandosi liberamente.

Raduno estivo RIVE 2016

Essendo le persone libere di andarsene, queste realtà hanno il massimo interesse a realizzare una forma sociale dove queste siano "ascoltate" dalla comunità. Inoltre, avendo gli individui che li organizzano l'ambizione di vivere meglio che nella società "esterna" e spesso mezzi limitati si trovano nella condizione di aver la necessità di prendere decisioni intelligenti e sensate. Insomma a dover organizzare delle "mini democrazie"sperimentali su base locale.


Nei quattro giorni che ho passato al raduno si è parlato spesso di metodi per prendere delle decisioni collettive. Sperando di fare cosa gradita, Lascio alcune suggestioni e link partendo da concetti riguardanti gruppi ristretti, fino ad arrivare a organizzazioni più grandi.

Innanzitutto, la base di discussione collettiva è il cerchio di persone, forma che corrisponde ad una perfetta pariteticità e di massima interazione tra tutti gli individui presenti.
Questa tecnica sociale di base sono aggiunti vari elementi, secondo le esigenze.
Una tecnica aggiuntiva e quella del bastone parlante, secondo la quale un oggetto (un bastone, seguendo l'esempio dei nativi) viene fatto circolare nel cerchio, con la regola rigorosa che chi lo tiene in mano può parlare e tutti gli altri ascoltano. Questo serve a evitare gli accavallamenti di conversazioni che avvengono spesso alle riunioni, permettendo nel contempo ad ogni singola persona di esprimere le proprie opinioni.


In alternativa il gruppo può avvalersi della presenza di un facilitatore, ovvero una persona che ha il mandato del gruppo per svolgere particolari funzioni. Regolare la conversazioni, far esprimere quelli che hanno difficoltà, mantenere il focus e permettere lo sviluppo non cruento dei conflitti. Il facilitatore può essere un membro della comunità o un professionista esterno che viene chiamato in caso di criticità.


Tra i metodi decisionali è stato dato risalto al metodo del consenso (ritenuto migliorativo rispetto a quello a maggioranza)


Ho seguito un workshop molto interessante di "democrazia profonda" che parte da diverse sapienze (psicologia junghiana, fisica sistemica, sciamanesimo e taoismo) con l'obiettivo di trasformare il reale.
http://artedelprocesso.com/arte-del-processo/democrazia-profonda/


Come metodo autoorganizzativo, si è accennato alla metodica della sociocrazia per organizzare vasti gruppi di individui. E' un sistema sviluppato in ambito aziendale, che diversi ecovillaggi stanno sperimentando.
http://www.facilitazione.net/tag/sociocrazia/
http://sociocrazia.tumblr.com


Ci tengo infine a sottolineare che le tecniche nominate richiedono sempre una base umana di rispetto, connessione reciproca e voglia di migliorarsi, senza i quali cade la base del vivere comunitario.

P.S. Cito anche il Dragon Dreaming come metodo di coprogettazione collettiva. E' utilizzato nelle transition town.

lunedì 30 maggio 2016

GCView (Demo for GeoCronoView)


GCView allows to show events in a space-time environment, using Z-axis (height) as temporal axis.
In a frame like this it's possible to show any kind of events, i.e. historical ones or recent ones, like the shoot of a photo, but also personal events, like birth and familiar events of specific people.
My idea is to use a frame like this for saving of community memory, linking personal life of people with (pre)historical events that are happened in the same place but in different times.

In this demo, is possible to see some placemarks (representing cities) with photos taken in different places and times, wiht a geographical object, a river, which extends in the spatial and temporal dimensions.
Using historical geological data, we would see the rivers assume fashinating gemetrical folds as it changes its stream bed in time.

Based upon VTK and Python

Let your comments on this article or email me at chr dot lovato at gmail dot com



[EDIT] il progetto è cresciuto ed è diventato questo 💥

venerdì 8 aprile 2016

Le samare dell'olmo

Seguendo il prezioso insegnamento di Pamies, fondatore della Dulce Revoluciòn di assaggiare tutto il vegetale e "quello che non ti uccide ti rende più forte" mi sono trovato ad assaggiare un prodotto che la natura offre in abbondanza in questo periodo.

Samare dell'Olmo. Le parti verdi sono commestibili
Trovandolo di gusto gradevole, dolce come l'insalatina fresca, ho fatto una ricerca su internet relativa ai semi dell'olmo, scoprendo che in effetti questi prodotti della natura sono commestibili, tradizionalmente conosciuti in varie regioni d'Italia.
Sono chiamate samare, pane del maggiolino, sparagnapane (il che mi fa pensare che siano molto nutrienti, al punto di permettere di risparmiare il pane). Si possono mangiare così, direttamente dall'albero (per la gioia dei bambini che sanno arrampicarsi) oppure in insalata.

martedì 14 luglio 2015

Centri amministrativi gilanici

Visto che in questo periodo si parla molto di comunità ed ecovillaggi, riporto un testo di Riane Eisler (che sto leggendo appassionatamente) dove viene descritta brevemente la civiltà minoica, e in particolare il palazzo di Cnosso, insieme alle sue funzioni che sono insieme culturali, sociali, spirituali ed economiche.
A me per certi versi fa venire in mente i GAS, come luoghi di ridistribuzione economica, solo che questo luogo (e gli altri simili che si trovavano nelle città vicine) potremmo considerarli molto di più, ovvero come centri di civiltà (non di dominazione, bensì di cooperazione come specifica l’autrice). Da una parte questi centri sembrano l’implementazione delle “Fabbriche di Bene” di cui parla Olivetti, dall’altra ricordano molto da vicino le case di culto previste dalla fede Bahai, che integrano il luogo di culto propriamente detto con delle adiacenze che fungano da asilo per i viandanti, luogo di cura per gli infermi, aiuto per i poveri (quindi centro economico) e funzioni educative/scientifiche. 
Potrebbe essere interessante ispirarsi per creare strutture con analoghe funzioni “olistiche”, come centri di nuova civilizzazione, che aiutino la nostra società ad emergere dal pantano (dis)amministrativo nel quale si è inguaiata.
Spero che questo scritto non sia letto con l’occhio moralista perché, come è evidente per esempio a Pompei, queste civiltà avevano un’idea molto positiva del piacere.


Affresco del Palazzo di Cnosso, illustrante una schema di acrobazie di fanciulle



Partnership e civiltà.

Estratto da “Il piacere è sacro” (R. Eisler) pagg 83-86

Forse non riusciremo mai, dopo tanti millenni di condizionamento, a comprendere appieno come potevano sesso e spiritualità essere un tempo fusi, e ancor meno come una spiritualità erotica potesse manifestarsi nei riti religiosi e nella vita quotidiana.
Ma possiamo esaminare con grande apertura mentale i documenti di cui disponiamo.
Per quanto mi riguarda, ho ricavato alcune delle impressioni più vivide su come il sesso potesse essere insieme piacevole e gaio, oltre che sacramentale e spirituale, dallo studio di quella grande civiltà che al volgere del Ventesimo secolo fu riportata alla luce nell'isola di Creta.
Seguendo l'archeologo britannico sir Arthur Evans, si è soliti chiamare minoica questa civiltà, sebbene il re Minosse appartenesse alla cultura micenea che si sviluppò dopo il 1450 avanti Cristo, quando gli achei indoeuropei ebbero la meglio e assorbirono molti tratti della precedente civiltà dell'isola.
Ma, visto che questa importante cultura incentrata sul culto della Dea viene ancora chiamata minoica, per evitare confusioni, finché non si accrediterà un termine nuovo, userò anch'io questo appellativo. (13)

La società minoica, socialmente complessa e tecnologicamente avanzata, per vari aspetti fondamentali differiva grandemente da altre grandi civiltà dell'epoca.
Per cominciare, sembra aver regnato una coesistenza nell'insieme pacifica tra le varie città-stato dell'isola.
Come lo storico britannico R.F. Willetts osserva, ciò è in forte contrasto con le rivalità micidiali che opposero i successivi Stati greci in qualsiasi area simile.
Egli scrive che sebbene armi e armature conobbero un precoce sviluppo, e le spade cretesi fossero le migliori dell'Egeo, esistono poche prove in Creta del loro uso in combattimenti umani (in contrasto, per esempio, con le tombe micenee). (14) Osserva inoltre che l'insediamento cooperativo minoico, la lunga pratica della sepoltura comune e lo sviluppo apparentemente regolare e uniforme delle varie zone palatine si combinavano a una generale, se non totale, assenza di fortificazioni, a indicare un grado quando meno alto di reciproca tolleranza; e le case di campagna sparpagliate qua e là e le città indifese del successivo periodo palatino parlano chiaramente di pace all'interno e fiducia all'esterno. (15)

Esistono studiosi che tuttora cercano di negare l'evidenza, o di ignorarla, che la società minoica era non soltanto più pacifica ma anche più egualitaria di altre antiche civiltà ben più enfatizzate.
Peraltro, dati in grande quantità indicano che la vita nelle città minoiche era molto diversa da quella che si svolgeva nella maggior parte delle altre civiltà coeve.
Né piramidi né ziggurat dominano le assai più povere dimore della gente comune.
Fatto ancor più rivelatore, le città minoiche mostrano quel che gli studiosi descrivono come uno standard di vita generalmente alto, in assenza di quelle nette differenze tra coloro che hanno e coloro che non hanno che abbiamo appreso ad associare alle civiltà avanzate. (16)

Non s'intende ovviamente dire che la società minoica non conoscesse la gerarchia.
Occorre tuttavia fare una distinzione importante.
Si tratta della distinzione, che ho affrontato altrove quando ho messo a punto la mia "teoria della trasformazione culturale", tra due diverse forme di gerarchia.(17)  Una è la gerarchia basata sulla forza o sulla minaccia della forza, che ho chiamato gerarchia di dominazione; l'altra è una forma molto più flessibile e di gran lunga meno autoritaria, che ho chiamato gerarchia di attualizzazione, accompagnata da una maggiore complessità di funzioni e da maggiore efficienza. (18) E' questa seconda forma, la gerarchia di attualizzazione, che probabilmente descrive meglio la struttura amministrativa e religiosa in antichi siti minoici come il Palazzo di Cnosso, che serviva anche da centro di ridistribuzione delle risorse.
Dovrei a questo punto aggiungere che gli studiosi sono sempre più concordi nel considerare improprio il nome di "palazzo" usato per definire le mirabili strutture, spesso labirintiche, di Cnosso, Zakro, Festo e di altri siti archeologici di Creta.(19) Questi edifici costruiti in modo irregolare, con giardini, corti, teatri e una rete di strade che consente di raggiungerli dalle città e dal mare, pare siano stati una combinazione di centro religioso, amministrativo, legale, artigianale e commerciale.
Vi si svolgevano importanti cerimonie religiose, come le danze dei tori in cui (come ancora si vede nel famoso affresco del Palazzo di Cnosso) fanciulle e giovani contavano le une sugli altri per la propria salvezza, e si aiutavano reciprocamente a saltare sulle corna di quelli che erano tori probabilmente addomesticati ma potenzialmente ancora letali.(20) Come dimostrano le squisite figurine della Dea dei serpenti rinvenute nel Palazzo di Cnosso, le sacerdotesse intessevano stretti rapporti spirituali con i serpenti nelle "trances" estatiche.
E in quei luoghi gli artisti creavano le mirabili figurine scolpite, gli artigiani fabbricavano ceramiche, sigilli e altri oggetti e utensili per uso domestico e per l'esportazione, mentre granaglie, olio e altri prodotti della terra venivano immagazzinati in lunghe file di orci, e molto verosimilmente si riunivano le assemblee per prendere decisioni su questioni importanti quali le opere pubbliche (compresi il sistema igienico, sorprendentemente moderno, le strade pavimentate e i viadotti).
Sempre più concordi sono alcuni studiosi (tra cui Helga Reusch, Emmett L. Bennett, R.F. Willetts, Henri Van Effenterre, Helen Waterhouse) nel riconoscere che l'antica tesi di un re o di un re-sacerdote che da Cnosso governava Creta non è avvalorata da alcun riscontro. (21) In realtà, l'unica opera d'arte che può essere ragionevolmente interpretata come una rappresentazione di un dio-sovrano è costituita dai cosiddetti affreschi processionali.
Un aspetto importante di quest'opera è che la figura centrale, con le braccia levate nell'atto di benedire, "non" sta su un piedestallo elevato né ha dimensioni maggiori delle figure che si avvicinano portando offerte di frutta e vino (come poi saranno presentati i re divini).
Ancor più importante e rivelatore è il fatto che la figura centrale dell'affresco è un personaggio femminile invece che maschile.
Di conseguenza, alcuni studiosi (Reusch, Waterhouse, Willetts, Ruby Rohrlich-Leavitt e Jacquetta Hawkes) hanno scritto di una regina o di una regina-sacerdotessa che rappresenta la Dea officiante nella famosa sala del trono del Palazzo di Cnosso.
Per certo, come sottolinea Reusch, i grifoni ai due lati del trono sono quasi universalmente associati alla Dea. (22) I gigli e le spirali sulle pareti sono altrettanti simboli tipici della Dea, (23) e le piccole dimensioni del trono (in realtà un sedile in pietra elegantemente inciso e non in posizione più elevata) conforta ulteriormente la conclusione che a occuparlo era una donna e non un uomo.
A ciò vorrei aggiungere che forse non di sala del trono si tratta, ma di una stanza (e di una stanza relativamente piccola) in cui un'alta sacerdotessa presiedeva cerimonie e/o udienze su questioni legali e di altra natura.
Peraltro, come sottolinea ancora Willetts, è anche assai probabile che le gerarchie maschili siano coesistite con le sacerdotesse di palazzo, alcune incaricate forse di affari commerciali e marittimi, altre con funzioni sacerdotali. (24) In breve, la struttura sociale della Creta minoica pare conformarsi più al modello della partnership che a quello della dominanza.

[...] se volete continuare la lettura, contattatemi, possiedo l'ebook completo, oppure cercatelo in biblioteca :)

NOTE
NOTA 13: Di recente Mara Keller ha proposto l'espressione Creta Ctonia per definire la civiltà cretese caratterizzata dal culto della Dea. Ctonia era un termine con cui gli antichi chiamavano Creta, là dove, secondo i greci, era venerata Demetra Ctonia, Demetra come Madre Teresa (Keller, 1992).
NOTA 14: Willetts, 1977, pagine 112-113.
NOTA 15: Ibid.
NOTA 16: Platon, 1966.
NOTA 17: Vedi "The Chalice and the Blade".
NOTA 18: Ibid.; Eisler e Loye, 1990.
NOTA 19: Gimbutas talvolta usa il termine "tempio-palazzo" come compromesso in quanto, scrive, il termine "palazzo" ha ormai una lunga tradizione ed è pertanto difficile abbandonarlo completamente (lettera di Marija Gimbutas all'autrice, 14 novembre 1992).
NOTA 20: Così fu girato un film messicano sui tornei coi tori, come m'informarono mentre mi trovavo a Creta nel settembre del 1992. Mi dissero anche che a Creta c'era un gruppo che tentava di riportare in onore questa antichissima pratica allevando tori e cominciando l'addestramento quando erano ancora molto piccoli.
NOTA 21: Come osserva Willetts: Sebbene le cerimonie compaiano di frequente nell'arte minoica, mai una figura regale vi prende parte o la presiede.  Willetts sottolinea anche che la pittura prova ampiamente la posizione predominante delle donne in tali scene e nella cultura minoica in generale (Willetts, 1977, pag. 112).
NOTA 22: Ibid., pag. 111.
NOTA 23: Gimbutas osserva che spesso questi temi compaiono anche nell'antica Thira (Santorini) (lettera di Marija Gimbutas all'autrice, 14 novembre 1992).
NOTA 24: Willetts, 1977, pag. 113.

lunedì 1 dicembre 2014

Progetto di demercificazione dal basso

Progetto "Demercifichiamo il mondo"


Pallante (del quale suggerisco la lettura) partendo dalla "rivoluzionaria" distinzione tra beni e merci, considera l'economia reale suddivisa in tre sfere:
  • la prima, la più interna, è costituita dall'autoproduzione 
  • la seconda è costituita dall'economia del dono, che segue 3 regole, descritte nel PDF 
  • ed infine, quella più esterna è quella mercantile, costituita principalmente dalle attività di compravendita 
  • [EDIT] C'è anche un livello zero, quello dell'ambiente, nel quale molte cose (le più importanti) ci sono donate dalla Natura, ovviamente queste potenzialità vanno salvaguardate e possibilmente amplificate.
La pratica della decrescita:
L'obbiettivo è arrivare ad organizzarsi in modo che tutto quello che si può auto produrre si autoproduca, quello che si può donare si doni, quello che non si può né autoprodurre né donare (in maniera ragionevole e conveniente in termini di tempo e di qualità) si compri. Questo è lo sviluppo dei beni che non passano attraverso la forma di merci. (pag. 12)
Ma come si fa ad applicarlo a livello di territorio? Ecco una proposta di massima per una procedura di demercificazione graduale degli individui/famiglie e associazioni (anche imprese) consapevoli:
  • Si tracciano alcune realtà consapevoli.
    [EDIT]]Alcune di queste offiranno già servizi o beni gratuitamente, queste sono da tracciare e coadiuvare per prime.
  • Si identificano i loro bisogni. 
    • Domanda: che cosa ti piacerebbe ricevere gratis? Che cosa desidereresti in dono? 
  • Si fa una tabella di quello che comprano e vendono (ovvero dei processi mercificati). 
    • (La scienza che si occupa dell'analisi dei flussi economici è la bioeconomia)
  • Si cercano altre realtà che possano soddisfare i loro bisogni in una economia del dono. 
  • Si propone di passare al dono, ma tenendo una sorta di "taccuino" delle donazioni, cercando di mantenere un equilibrio in/out da verificare periodicamente 
  • Si verifica che questo regime demercificato sia migliore. 
  • Se il regime viene ritenuto migliore, si prende una parte dei beni che sono stati risparmiati, e si utilizza per il "bene comune", nel senso che viene rimessa in circoli che prima non c'erano, per parificare le condizioni di benessere sul territorio o per realizzare organi nuovi di gestione/produzione dei beni comuni 
    • Va usato per costruire "il mondo nuovo", del quale si trovano già diverse avvisaglie e istruzioni 
  • Si itera per tutte le realtà "produttive" fino ad arrivare ad un territorio semidemercificato, dove le tre sfere sono equlibrate. 
 Esisterà un punto di equilibrio, quando la demercificazione non aumenterà più il benessere territoriale, a quel punto ci si può fermare.
Ma come mai il dono? Perché il dono, diversamente da vendita, scambio e baratto, è “aperto”, restaura le relazioni umane, ed infine, in una società ipermercificata e in crisi come la nostra, crea abbondanza locale.
 Un buon punto di partenza sarà quello delle realtà agricole (ovviamente biologiche o tendenzialmente tali), perché producono beni che sono tali per tutti, e quindi possono essere usati in diversi casi come "primo dono".
Per funzionare ottimamente, un sistema del genere sarà olistico, ovvero dovrà ragionare sulla demercificazione di -tutti- i beni essenziali, compresi quelli più immateriali, come il denaro (riflettere sulla cosa), la salute, l'housing, l'energia e le informazioni.

Sono benvenute le osservazioni, o contattatemi per avere maggiori info, collaborare e aderire al progetto.

[EDIT]Un anarchico moderno, Paul Goodman, ha affermato che «una società libera non può essere realizzata sostituendo un ‘ordine nuovo’ a quello vecchio, ma piuttosto con l’ampliamento delle sfere d’azione libere, fino a che esse vengano a costituire il fondamento della intera vita sociale».
(Colin Ward, Anarchia come organizzazione)

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