mercoledì 17 gennaio 2018

Bitcoin, vangelo e prosperità

Premessa: questo articolo non vuole parlare di moralità, ma di sovranità. Non voglio cioè sia preso come moralista, ma come richiamo alla capacità personale di produrre responsabilmente il nostro destino.


Una discussione su facebook, riguardo ai Bitcoin e alle banche, mi ha permesso di dar voce a una serie di considerazioni che ho maturato nel corso degli anni.

Praticamente, l'amico riportava questo passaggio tratto da un articolo de Il Sole 24 Ore
La criptovaluta ha la funzione di unità di conto? «A mio parere no - risponde Ferdinando Ametrano, docente Bitcoin e Blockchain Tecnologies all'Università Bicocca di Milano -. L’offerta finale del numero di Bitcoin è definita. Una condizione che, nei fatti, lo rende volatile. Variabile nel suo valore con il mutare della domanda». In un simile contesto «la criptovaluta non può considerarsi unità di conto perché è come un metro che, con il passare del tempo, si allunga o si accorcia». Di conseguenza non è un buono strumento da usarsi nella contabilizzazione.
E le mie (forse troppo veementi) risposte sono state:

Le banche classiche hanno tutto da perdere dallo svilupparsi di queste monete alternative. Per questo le snobbano, salvo poi comprarle se pensano che avranno un futuro.
La struttura peggiore presente nel mondo è quella della finanza, che governa gli stati e gli eserciti... ogni tentativo di creare realtà che la superino è meritorio.

Ancora:
Luca Fantacci, docente di storia economica all'Università Bocconi - spiega...
Le discussioni sulla definizione di moneta alle quali avevo assistito al tempo del gruppo spontaneo di Cittadini oltre la Crisi, mi aveva lasciato con l'amaro in bocca. Comuni cittadini che stavano a dibattere sulla definizione di moneta, citando quel o quell'altro teorico, senza approdare a nulla. Sembrava di assistere a una discussione di medici ottocenteschi sul ruolo delle influenze astrali negli umori umani... insomma un dibattito tra sordi su argomenti del tutto teorici o infondati.
I Banchieri, partendo da arbitrarie definizioni, si prendono giustamente il diritto di dire agli ignoranti cosa è e cosa non è una moneta. Questo serve non tanto a raggiungere una verità di qualche tipo, quanto a manipolare i poveracci, e facendogli dimenticare un fatto ovvio, se uno si toglie i paraocchi.


Il fatto di cui parlo è che una moneta è quella cosa che il popolo usa come una moneta. Possono essere (storicamente) i semi di cacao, le conchiglie, l'oro, le monete o la carta timbrata, o i bit. Se la massa umana, i lavoratori, crede che una cosa sia una moneta, abbia valore, e la usa come moneta, quella cosa "diventa" una moneta, perché noi, collettivamente, proiettiamo il valore su questa o quella situazione.
Non a caso, gli indiani americani, vedendo gli invasori occidentali che si scannavano per l'oro, chiamavano questo minerale: "Il metallo giallo che fa impazzire l'uomo bianco". Questa definizione può essere fatta da chi si sente esterno a questo sistema di potere. Ma se ci sono degli esterni, significa che il vincolo non è reale, è illusorio, anche se si tratta di un'illusione condivisa da molti. Riconoscere la natura illusoria del potere del denaro è il primo passo per poter avvalerci di certe libertà nei suoi confronti.

« Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono. »
 (Matteo 22,15-22)
Sul rapporto tra Gesù e le tasse Una traduzione di questa sibillina risposta di Gesù è questa: "Voi siete costretti a pagare le tasse a Cesare perché avete accettato di sottomettervi a questo potere, accettandone le premesse e i mezzi." La moneta appunto. Ed è giusto che paghiate il prezzo della vostra scelta, in maniera che possiate diventare più saggi, in futuro, conoscendo il bene ed il male delle vostre scelte.

Allora, la domanda da porsi, prima delle questioni di ordine tecnico, è questa: Cosa ha veramente valore? Oppure: Cosa è giusto abbia veramente valore? A cosa dobbiamo dare valore?

A Gazzo, ho organizzato, insieme ad alcuni amici, una  Banca del Tempo, per esempio... Questo perché ritengo sia più giusto (equo e proficuo) dare maggiore valore al tempo personale degli individui della comunità, togliendo questo potere alla carta stampata dalle Banca Europea*.
Il vangelo dice "Dove sarà il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore".
La scelta non è arbitraria, a seconda del sistema a cui dai valore, dai anche vita. Usando il denaro delle banche europee, dai vita al sistema delle banche europee. Se usi una moneta di comunità, dai vita all'economia di comunità. Se dai valore alle relazioni umane alle quali partecipi, dai vita alle tue relazioni umane.
La qualità (e in definitiva il destino)  della tua vita dipende da ciò in cui investi, tenendo presente che (secondo il vangelo) una scelta va fatta.
«Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13) 
Stando al vangelo, sembra che in qualche modo, la scelta tra ricchezze materiali ed evoluzione spirituale sia inconciliabile. Né sembra possibile, al giorno d'oggi, valutare positivamente chi prova a tenere il piede in due scarpe, perché in effetti non vedo in giro persone che siano buone, e che cerchino nel contempo di arricchirsi. Invece sono molto abbondanti i malintenzionati, gli ipocriti, e gli illusi, che mostrano di conciliare perseguimento della ricchezza e bontà.

Quindi, concludendo, possiamo osservare due cose:
Che l'uomo "servo" insegue il denaro, mentre il sovrano costituisce, o vivifica con la sua partecipazione/contributo, il sistema che ritiene opportuno (al di là di ogni scelta morale).
I sovrani, a loro volta, possono distinguersi in due categorie, cioè quelli che seguono il loro interesse personale, e quindi contribuiranno a realizzare un sistema di potere, e quelli che invece seguono, nel loro contributo, le loro alte aspirazioni, valori come la pace, la solidarietà e la giustizia.


* Sul "valore" delle monete alternative a quelle ufficiali: https://it.wikipedia.org/wiki/Moneta_alternativa#Effetti

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