Un mio incontro del mese scorso, proprio un attimo prima che il coronavirus bloccasse tutto!
E' stato difficile da preparare, ma una grande soddisfazione.
I temi sono talmente tanti che voglio riproporlo in versione espansa (2 o 3 serate). In più gli interventi dei convenuti, mi hanno aiutato a focalizzare certe questioni da inserire (es. sul rapporto tra il Dio dei mistici e quelLo delle religioni).
Qui le diapositive, più sotto il link al sito dove c'è anche la registrazione della conferenza (purtroppo l'audio è "approssimativo") e i riferimenti bibliografici.
Mandatemi un mess per domande o osservazioni!
Perché questo titolo? Perché ho appena scoperto questa nuova parola: eziologia. Conoscere parole nuove mi aiuta a pensare meglio. Non è importante la parola in sé quanto il concetto che le è associato. Magari prima avevo il concetto ma non la parola, oppure scopro che qualcuno ha espresso un concetto che avevo usando ben DUE parole diverse, e meditandoci ora possiedo DUE concetti invece che uno. Adesso posso distinguere e spiegarmi meglio. E questo mi fa sentire più ricco.
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lunedì 23 marzo 2020
mercoledì 17 gennaio 2018
Bitcoin, vangelo e prosperità
Premessa: questo articolo non vuole parlare di moralità, ma di sovranità. Non voglio cioè sia preso come moralista, ma come richiamo alla capacità personale di produrre responsabilmente il nostro destino.
Una discussione su facebook, riguardo ai Bitcoin e alle banche, mi ha permesso di dar voce a una serie di considerazioni che ho maturato nel corso degli anni.
Praticamente, l'amico riportava questo passaggio tratto da un articolo de Il Sole 24 Ore
Le banche classiche hanno tutto da perdere dallo svilupparsi di queste monete alternative. Per questo le snobbano, salvo poi comprarle se pensano che avranno un futuro.
La struttura peggiore presente nel mondo è quella della finanza, che governa gli stati e gli eserciti... ogni tentativo di creare realtà che la superino è meritorio.
Ancora:
I Banchieri, partendo da arbitrarie definizioni, si prendono giustamente il diritto di dire agli ignoranti cosa è e cosa non è una moneta. Questo serve non tanto a raggiungere una verità di qualche tipo, quanto a manipolare i poveracci, e facendogli dimenticare un fatto ovvio, se uno si toglie i paraocchi.
Il fatto di cui parlo è che una moneta è quella cosa che il popolo usa come una moneta. Possono essere (storicamente) i semi di cacao, le conchiglie, l'oro, le monete o la carta timbrata, o i bit. Se la massa umana, i lavoratori, crede che una cosa sia una moneta, abbia valore, e la usa come moneta, quella cosa "diventa" una moneta, perché noi, collettivamente, proiettiamo il valore su questa o quella situazione.
Non a caso, gli indiani americani, vedendo gli invasori occidentali che si scannavano per l'oro, chiamavano questo minerale: "Il metallo giallo che fa impazzire l'uomo bianco". Questa definizione può essere fatta da chi si sente esterno a questo sistema di potere. Ma se ci sono degli esterni, significa che il vincolo non è reale, è illusorio, anche se si tratta di un'illusione condivisa da molti. Riconoscere la natura illusoria del potere del denaro è il primo passo per poter avvalerci di certe libertà nei suoi confronti.
Una discussione su facebook, riguardo ai Bitcoin e alle banche, mi ha permesso di dar voce a una serie di considerazioni che ho maturato nel corso degli anni.
Praticamente, l'amico riportava questo passaggio tratto da un articolo de Il Sole 24 Ore
La criptovaluta ha la funzione di unità di conto? «A mio parere no - risponde Ferdinando Ametrano, docente Bitcoin e Blockchain Tecnologies all'Università Bicocca di Milano -. L’offerta finale del numero di Bitcoin è definita. Una condizione che, nei fatti, lo rende volatile. Variabile nel suo valore con il mutare della domanda». In un simile contesto «la criptovaluta non può considerarsi unità di conto perché è come un metro che, con il passare del tempo, si allunga o si accorcia». Di conseguenza non è un buono strumento da usarsi nella contabilizzazione.E le mie (forse troppo veementi) risposte sono state:
Le banche classiche hanno tutto da perdere dallo svilupparsi di queste monete alternative. Per questo le snobbano, salvo poi comprarle se pensano che avranno un futuro.
La struttura peggiore presente nel mondo è quella della finanza, che governa gli stati e gli eserciti... ogni tentativo di creare realtà che la superino è meritorio.
Ancora:
Luca Fantacci, docente di storia economica all'Università Bocconi - spiega...Le discussioni sulla definizione di moneta alle quali avevo assistito al tempo del gruppo spontaneo di Cittadini oltre la Crisi, mi aveva lasciato con l'amaro in bocca. Comuni cittadini che stavano a dibattere sulla definizione di moneta, citando quel o quell'altro teorico, senza approdare a nulla. Sembrava di assistere a una discussione di medici ottocenteschi sul ruolo delle influenze astrali negli umori umani... insomma un dibattito tra sordi su argomenti del tutto teorici o infondati.
I Banchieri, partendo da arbitrarie definizioni, si prendono giustamente il diritto di dire agli ignoranti cosa è e cosa non è una moneta. Questo serve non tanto a raggiungere una verità di qualche tipo, quanto a manipolare i poveracci, e facendogli dimenticare un fatto ovvio, se uno si toglie i paraocchi.

Non a caso, gli indiani americani, vedendo gli invasori occidentali che si scannavano per l'oro, chiamavano questo minerale: "Il metallo giallo che fa impazzire l'uomo bianco". Questa definizione può essere fatta da chi si sente esterno a questo sistema di potere. Ma se ci sono degli esterni, significa che il vincolo non è reale, è illusorio, anche se si tratta di un'illusione condivisa da molti. Riconoscere la natura illusoria del potere del denaro è il primo passo per poter avvalerci di certe libertà nei suoi confronti.
mercoledì 8 novembre 2017
La Dichiarazione per un'etica mondiale
Ieri sera ho assistito alla bellissima conferenza di Beppe Robiati, dal titolo "La terra è un solo paese, l'umanità i suoi cittadini" - Come realizzare questa visione? - Dalle parole ai fatti; il valore dei principi, l'efficacia delle azioni.
Durante la conferenza Beppe ha illustrato con la solita , oltre che della vita e del messaggio di speranza di Bahá’u’lláh, e dell'importanza dell'etica e dei valori per la il benessere dei popoli, dei principi etici mondiali riconosciuti dalla comunità delle religioni... sono molto interessanti perché, oltre a contribuire alla pace e alla definizione di un'etica a livello mondiale (quindi per la regolazione dei rapporti intra ed extranazionali), possono aiutarci a gestire nella pratica i rapporti non sempre facili tra noi e i "nuovi arrivati" di altre culture, che fanno riferimento a sistemi religiosi/valoriali diversi, ma che in generale rispettano certi valori tradizionali anche più di noi occidentali "emancipati".
Questi principi sono insomma trasparenti alle differenze religiose, ma sono accettabili anche dai laici che abbiano una coscienza. Andrebbero prima praticati e sviluppati nel quotidiano, e poi anche insegnati agli altri.

«Quest'unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; quest'unica società mondiale non ha certamente bisogno di un'unica religione e di un'unica ideologia, ha però bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti.»
(HANS KÜNG, Progetto per un'etica mondiale)
Nel 1993, alcuni rappresentanti del Parlamento delle religioni del mondo hanno reso pubblica una Dichiarazione per un’etica planetaria, la quale afferma che «esiste già tra le religioni un consenso suscettibile di fondare un’etica planetaria; un consenso minimo che riguarda valori obbliganti, norme irrevocabili e tendenze morali essenziali». Questa Dichiarazione contiene quattro princìpi.
Cito da Wikipedia:
Fin dalle prime parole la Dichiarazione metteva poi in luce quanto il proprio intento fosse ben lungi dal voler creare unʼunica sovrastruttura etico-religiosa globale: «Per etica mondiale non sʼintende unʼideologia mondiale o una religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti». Non si tratta insomma di un altro universalismo universalistico o monocentrico, che intenda soppiantare o ricoprire la molteplicità degli universalismi: «unʼetica mondiale non intende neppure sostituire lʼalta etica delle singole religioni con un minimalismo etico. La Torà degli ebrei, il Discorso della montagna dei cristiani, il Corano dei musulmani, la Bhagavadgita degli indù, i discorsi di Buddha, i detti di Confucio – restano il fondamento per la fede e per la vita, per il pensiero e lʼazione di centinaia di milioni di uomini».
Note:
* Vista l'ampio uso che la Chiesa Cattolica ha fatto del concetto di "atti impuri" per indurre il senso di colpa nei credenti, forse sarebbe più appropriato in Italia tradurre questa norma con "gestisci la tua sessualità", ma l'argomento è da approfondire, perché da una parte è indubbio che la sessualità vada controllata (da noi i crimini sessuali, come gli stupri, sono all'ordine del giorno), dall'altra non è chiaro in cosa consista una sessualità "sana". Per Reich, la sessualità una fonte di energia, ma anche un mezzo di controllo delle masse.
Durante la conferenza Beppe ha illustrato con la solita , oltre che della vita e del messaggio di speranza di Bahá’u’lláh, e dell'importanza dell'etica e dei valori per la il benessere dei popoli, dei principi etici mondiali riconosciuti dalla comunità delle religioni... sono molto interessanti perché, oltre a contribuire alla pace e alla definizione di un'etica a livello mondiale (quindi per la regolazione dei rapporti intra ed extranazionali), possono aiutarci a gestire nella pratica i rapporti non sempre facili tra noi e i "nuovi arrivati" di altre culture, che fanno riferimento a sistemi religiosi/valoriali diversi, ma che in generale rispettano certi valori tradizionali anche più di noi occidentali "emancipati".
Questi principi sono insomma trasparenti alle differenze religiose, ma sono accettabili anche dai laici che abbiano una coscienza. Andrebbero prima praticati e sviluppati nel quotidiano, e poi anche insegnati agli altri.

«Quest'unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; quest'unica società mondiale non ha certamente bisogno di un'unica religione e di un'unica ideologia, ha però bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti.»
(HANS KÜNG, Progetto per un'etica mondiale)
Nel 1993, alcuni rappresentanti del Parlamento delle religioni del mondo hanno reso pubblica una Dichiarazione per un’etica planetaria, la quale afferma che «esiste già tra le religioni un consenso suscettibile di fondare un’etica planetaria; un consenso minimo che riguarda valori obbliganti, norme irrevocabili e tendenze morali essenziali». Questa Dichiarazione contiene quattro princìpi.
- «Nessun nuovo ordine del mondo senza un’etica mondiale». Noi tutti abbiamo una responsabilità nei confronti di un migliore ordine mondiale.
- «Ogni persona umana sia trattata umanamente». La presa in considerazione della dignità umana è considerata come un fine in sé. Tale principio riprende la «regola d’oro» che è presente in molte tradizioni religiose.
- La Dichiarazione enuncia quattro direttive morali irrevocabili:
- l'impegno per una cultura della nonviolenza e del rispetto di ogni vita. “Non uccidere” o, in positivo, “Rispetta ogni vita”.
- l'impegno per una cultura della solidarietà e un giusto ordine economico.“Non rubare” o, in positivo “Agisci in maniera corretta e leale”
- l'impegno per una cultura della tolleranza e per una vita nella sincerità. “Non mentire” o, in positivo, “Parla e agisci con sincerità”
- l'impegno per una cultura della parità dei diritti e della solidarietà fra donne e uomini. “Non commettere atti impuri”* o, in positivo, “Rispettatevi e amatevi a vicenda”
- Riguardo ai problemi dell’umanità, è necessario un cambiamento di mentalità, affinché ciascuno prenda coscienza della propria pressante responsabilità. È dovere delle religioni coltivare tale responsabilità, approfondirla e trasmetterla alle generazioni future.
Cito da Wikipedia:
Fin dalle prime parole la Dichiarazione metteva poi in luce quanto il proprio intento fosse ben lungi dal voler creare unʼunica sovrastruttura etico-religiosa globale: «Per etica mondiale non sʼintende unʼideologia mondiale o una religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti». Non si tratta insomma di un altro universalismo universalistico o monocentrico, che intenda soppiantare o ricoprire la molteplicità degli universalismi: «unʼetica mondiale non intende neppure sostituire lʼalta etica delle singole religioni con un minimalismo etico. La Torà degli ebrei, il Discorso della montagna dei cristiani, il Corano dei musulmani, la Bhagavadgita degli indù, i discorsi di Buddha, i detti di Confucio – restano il fondamento per la fede e per la vita, per il pensiero e lʼazione di centinaia di milioni di uomini».
Note:
* Vista l'ampio uso che la Chiesa Cattolica ha fatto del concetto di "atti impuri" per indurre il senso di colpa nei credenti, forse sarebbe più appropriato in Italia tradurre questa norma con "gestisci la tua sessualità", ma l'argomento è da approfondire, perché da una parte è indubbio che la sessualità vada controllata (da noi i crimini sessuali, come gli stupri, sono all'ordine del giorno), dall'altra non è chiaro in cosa consista una sessualità "sana". Per Reich, la sessualità una fonte di energia, ma anche un mezzo di controllo delle masse.
lunedì 23 ottobre 2017
Cristianesimo e sovranità di Comunità
Un essere umano, uomo o donna che sia, deve obbedienza a qualcuno? E se si, a chi? Alcuni risponderebbero alla Chiesa, allo stato, ai schéi (alle esigenze economiche), al proprio marito, al proprio capo, a sé stessi... non è facile rispondere a queste domande. Il cristianesimo ha qualcosa da dire in proposito?
Per accennare una risposta partiamo da lontano...
L'idea che mi sono fatto è che lo spirito cristiano, pur avendo nutrito una civiltà millenaria, non si è ancora espresso completamente a livello umano, in quanto imbrigliato nei sistemi patriarcali e di dominio.
E proprio per questo, innumerevoli voci si sono levate nei secoli per condannare la chiesa cattolica di ipocrisia e tradimento dei valori che essa stessa predica.
La lotta tra cristiani liberi e gerarchie (religiose o statali), che apparentemente è stata vinta da queste ultime ha sortito l'effetto di elevare da terra (tramite roghi o croci, massacri e scomuniche) quelle figure che sono morte o sono state perseguitate a causa dei loro ideali (non a caso accostabili alla figura del Cristo crocifisso dal potere, tanto cara ai cattolici). Citiamo come esemplari Margherita Porete*, le comunità catare, Leone Tolstoj.
In tempi recenti ci sono stati altri uomini interni alla chiesa cattolica che, pur non essendo stati uccisi violentemente, sono stati perseguitati dalle gerarchie, proprio a causa delle loro idee cristiane: Pierre Teilhard de Chardin, Lorenzo Milani, don Zeno Saltini**. Le loro idee andrebbero attentamente studiate, se non altro perché avendo dato tanto fastidio da meritare di essere avversate dal potere costituito, probabilmente sono quelle utili al cambiamento delle strutture patriarcali tuttora in piedi. Non è un caso se Pierre Teilhard de Chardin e Lorenzo Milani, una volta deceduti, sono stati riabilitati e, edulcorati dei tratti più spigolosi, stanno "facendo scuola".

L'idea che mi sono fatto è che lo spirito cristiano, pur avendo nutrito una civiltà millenaria, non si è ancora espresso completamente a livello umano, in quanto imbrigliato nei sistemi patriarcali e di dominio.
E proprio per questo, innumerevoli voci si sono levate nei secoli per condannare la chiesa cattolica di ipocrisia e tradimento dei valori che essa stessa predica.
In tempi recenti ci sono stati altri uomini interni alla chiesa cattolica che, pur non essendo stati uccisi violentemente, sono stati perseguitati dalle gerarchie, proprio a causa delle loro idee cristiane: Pierre Teilhard de Chardin, Lorenzo Milani, don Zeno Saltini**. Le loro idee andrebbero attentamente studiate, se non altro perché avendo dato tanto fastidio da meritare di essere avversate dal potere costituito, probabilmente sono quelle utili al cambiamento delle strutture patriarcali tuttora in piedi. Non è un caso se Pierre Teilhard de Chardin e Lorenzo Milani, una volta deceduti, sono stati riabilitati e, edulcorati dei tratti più spigolosi, stanno "facendo scuola".
lunedì 26 settembre 2016
Una Chiesa declericalizzata (da Adistà)
(...). Gesù era un laico, non un sacerdote. Non voleva riformare le antiche istituzioni sacre, né crearne di nuove, bensì potenziare i valori della vita partendo dagli esclusi, in una linea di gratuità, fino alle estreme conseguenze. I suoi seguaci credettero in lui e fondarono comunità per preservarne la memoria, sulla base del messaggio del Regno, del perdono e del pane condiviso, creando così diversi ministeri (...) sorti dalla stessa natura laica e messianica del Vangelo.
Successivamente, per esigenze culturali e pressioni ambientali, i cristiani trasformarono questi ministeri in istituzioni patriarcali di tipo gerarchico/clericale. Ma il tempo di questo dominio clericale sta volgendo al termine e dalla radice del Vangelo dovrà sorgere, nelle stesse comunità, un ministero evangelico in una linea non gerarchica. Non si tratta di sopprimere ministeri, ma di dare loro maggiore forza missionaria ed evangelica, per recuperare il messaggio e il cammino del Regno. (…).
AL PRINCIPIO NON ERA COSÌ
(...). Gesù non assunse titoli sacerdotali né rabbinici, ma operò come un comune essere umano (...).
Era stato per un certo tempo discepolo del Battista (…). Ma, dopo l’assassinio di Giovanni, Gesù ebbe la certezza che Dio lo spingesse a proclamare e instaurare il suo Regno (di perdono e concordia universale), cominciando dagli infermi, dagli emarginati e dagli esclusi di Israele (...).
Animato da questa certezza, lasciò il deserto e cominciò a instaurare il Regno di Dio in Galilea, senza titoli né sigilli sacri che lo accreditassero, semplicemente come un israelita cosciente della propria identità e della propria missione. (…). Convinto che Dio fosse il Padre di tutti, promosse un movimento centrato sulla saggezza popolare, sulla cura e sulla comunione tra gli emarginati, che egli risollevò, accompagnò e animò, come destinatari ed eredi del Regno di Dio (cfr Mt 5,3; 11,5; Lc 6,20; 7,22). (…). Aveva la certezza che solo ai margini (fuori dal sistema dominante) si potesse edificare l'opera di Dio, e non certo in un'ottica di potere. Non utilizzò mezzi di reclutamento e di discriminazione classisti (...) propri dei gruppi di potere. Non addestrò un gruppo di combattenti (zeloti), né fondò una compagine di puri (farisei), né optò per un pugno di prescelti in mezzo a una massa di gente perduta. Non fece ricorso al denaro, né alle armi, né coltivò un vivaio di funzionari super competenti.
Non ebbe bisogno di edifici, né di dipendenti, ma proclamò e instaurò il Regno di Dio, senza mediazioni gerarchiche. Parlò con parabole che tutti potevano capire (...) e realizzò gesti che tutti potevano assumere, aprendo canali personali di solidarietà tra esclusi e bisognosi, come guaritore ed esorcista (...) e, soprattutto, come amico dei poveri. Accolse (perdonò) gli esclusi e condivise la mensa con chi veniva da lui, in cerca di salute, di compagnia o di speranza, prendendosi cura in maniera speciale dei bambini, degli infermi e di coloro che venivano espulsi dalla società. (…).
Minacciati dal suo progetto, lo condannarono i sacerdoti di Gerusalemme, dove era andato a presentare la sua proposta, dopo aver trasmesso il suo messaggio e la sua solidarietà, nelle strade e nei paesi della Galilea, a uomini e donne, sani e malati, bambini e adulti. Non si era recato nelle città (Seforis, Tiberiade, Tiro, Gerasa), rifuggendo probabilmente le strutture urbane dominate da un'organizzazione classista, sotto la dominazione di Roma, e volendo diffondere un messaggio universale a partire dalle zone contadine in cui abitavano gli umili e gli esclusi della società (…), in maniera da includere tutti, al di sopra delle leggi di discriminazione sociale o religiosa della cultura dominante.
I primi destinatari del suo progetto erano i poveri, i pubblicani e le prostitute, gli affamati e gli infermi, chi era espulso dal sistema. A questi dedicò la sua vita, da questi volle far partire il suo movimento (...). Ma anche nella società dominante aveva simpatizzanti e amici, ai quali chiese che si lasciassero “curare” dai poveri, ponendosi al servizio della comunione del Regno.
Continua sul sito Adista.it
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