lunedì 23 ottobre 2017

Cristianesimo e sovranità di Comunità

Un essere umano, uomo o donna che sia, deve obbedienza a qualcuno? E se si, a chi? Alcuni risponderebbero alla Chiesa, allo stato, ai schéi (alle esigenze economiche), al proprio marito, al proprio capo, a sé stessi... non è facile rispondere a queste domande. Il cristianesimo ha qualcosa da dire in proposito?
Per accennare una risposta partiamo da lontano...

L'idea che mi sono fatto è che lo spirito cristiano, pur avendo nutrito una civiltà millenaria, non si è ancora espresso completamente a livello umano, in quanto imbrigliato nei sistemi patriarcali e di dominio.
E proprio per questo, innumerevoli voci si sono levate nei secoli per condannare la chiesa cattolica di ipocrisia e tradimento dei valori che essa stessa predica.

La lotta tra cristiani liberi e gerarchie (religiose o statali), che apparentemente è stata vinta da queste ultime ha sortito l'effetto di elevare da terra (tramite roghi o croci, massacri e scomuniche) quelle figure che sono morte o sono state perseguitate a causa dei loro ideali (non a caso accostabili alla figura del Cristo crocifisso dal potere, tanto cara ai cattolici). Citiamo come esemplari Margherita Porete*, le comunità catare, Leone Tolstoj.
In tempi recenti ci sono stati altri uomini interni alla chiesa cattolica che, pur non essendo stati uccisi violentemente, sono stati perseguitati dalle gerarchie, proprio a causa delle loro idee cristiane: Pierre Teilhard de Chardin, Lorenzo Milani, don Zeno Saltini**. Le loro idee andrebbero attentamente studiate, se non altro perché avendo dato tanto fastidio da meritare di essere avversate dal potere costituito, probabilmente sono quelle utili al cambiamento delle strutture patriarcali tuttora in piedi. Non è un caso se Pierre Teilhard de Chardin e Lorenzo Milani, una volta deceduti, sono stati riabilitati e, edulcorati dei tratti più spigolosi, stanno "facendo scuola".



Esiste quindi un conflitto, a volte aperto, a volte nascosto, tra il cristianesimo "libero" e le gerarchie patriarcali che vorrebbero distruggerlo o appropriarsene.
Eppure, secondo l'insegnamento del vangelo, e secondo il catechismo della chiesa cattolica, il cristiano è "re, sacerdote e profeta" a immagine di Cristo. Ognuno di questi attributi designa una particolare prerogativa del cristiano, sia in rapporto all'ordine umano che all'ordine divino.
Volendo parlare di sovranità ci concentriamo sull'attributo regale, che risuona con l'attributo di "sovrano" attribuito al popolo nel primo articolo della Costituzione italiana.

Ma che cosa significa dire che il cristiano è re? Per come lo intendo (attualmente), significa che non c'è potere terrestre al quale egli debba sottomettersi. Riferendosi alla società attuale, significa che egli è potenzialmente libero dal potere del mercato, della società, dei sistemi gerarchici esistenti (stati, contratti) ai quali non abbia aderito/aderisca volontariamente e in coscienza.
Il tema della coscienza è essenziale, perché senza coscienza non può esserci vera libertà. Per come vedo io le cose, l'insegnamento di Gesù serve a formarsi una coscienza, individuale prima e cosmica poi, e questo intento è conflittuale rispetto a quello delle classi gerarchiche che invece vogliono appropriarsi della coscienza dei singoli individui.

Per approfondire il tema della sovranità del cristiano suggerisco il libro del teologo francese Jacques Ellul, "Anarchia e Cristianesimo", dove viene fatta un'appassionata ma teologicamente fondata*** perorazione della tesi secondo la quale l'intenzione di Gesù non era tanto fondare una chiesa gerarchica, quanto delle comunità fraterne, che avrebbero costituito il Regno di Dio in terra, mentre il sistema gerarchico sarebbe collassato, avendo perduto la sua parte vitale. In altre parole, queste comunità (bella l'immagine del lievito che fa gonfiare il pane) sarebbero potute essere definite anarchiche, ma ispirate dall'amore di Dio Padre, una fraternità dei figli di Dio. E in effetti in seno alla civiltà cristiana sono nate e nascono tantissime comunità che cercano di sviluppare sempre meglio il messaggio di Gesù.
Da questa prospettiva, e in questa pratica, sono molto belle le parole del vangelo, che danno forza ai credenti impegnati nella quotidiana lotta contro il male, ma confortati nella continua scoperta dei misteri del Regno che si apre luminoso davanti a loro.

Per me è importante riunire la forza umanizzatrice di un libero cristianesimo, con quella pratica di tutti quei movimenti dotati di una sincera volontà di trasformazione sociale, per valicare il passo che ci impedisce di vedere collettivamente la form
a del mondo realizzato che ci attende.

Questa premessa era importante per non fraintendere quello che alcuni autori, come Olivetti, intendono per cristianesimo (visto che le gerarchie sguazzano in questa confusione tra nome e cosa).

Olivetti

Ma c'è un'altra ragione che ci fa riporre le nostre speranze e quelle del popolo italiano in un'azione diversa, in un'azione autonoma; gli è che la società nuova si crea solo attraverso delle formule nuove che sono personalistiche e comunitarie e il personalismo comunitario non si attua aggiungendo una croce alle bandiere rosse della rivoluzione proletaria, ma si attua creando giorno per giorno i nuovi organismi, nelle comunità, nelle fabbriche, nelle regioni.
Nuovi organismi che siano l'espressione di un cristianesimo sociale intimamente sentito e che traggano dalle sue premesse teoriche adeguate conseguenze pratiche.
A. Olivetti, Il cammino della comunità, pag. 29


L'idea di Olivetti era (e credo sarebbe ancora oggi) costruire organismi che si ispirassero a quello che chiama un cristianesimo sociale. Il punto importante che differenzia questo approccio da altri più laici è che questo chiede di ispirarsi a principi quali la giustizia sociale, la non violenza, la fede nella forza dello spirito che si manifesta tramite un Padre Celeste. Cosa molto difficile da chiedere a chi non possegga una fede di questo tipo.

Giusto per intendere la sfida spirituale che attenderebbe chi si cimentasse nella realizzazione di un progetto del genere, possiamo leggere le idee di un altro cristiano libertario, già nominato.

Lev Tolstoj

« Il cristianesimo nel suo vero significato distrugge lo stato. Esso fu compreso così fin dal principio ed è per ciò che il Cristo fu crocifisso. È stato compreso così in ogni tempo dagli uomini non legati dalla necessità di giustificare lo stato cristiano. Solo quando i capi dello stato accettarono il cristianesimo nominale esterno, si cominciarono ad inventare le teorie sottili secondo le quali il cristianesimo si può conciliare con lo stato.
Ma, per ogni uomo sincero del tempo nostro, non può non essere evidente che il vero cristianesimo — la dottrina della rassegnazione, del perdono, dell'amore — non può conciliarsi con lo stato, col suo dispotismo, con la sua violenza, con la sua giustizia crudele e con le sue guerre. Non solo il vero cristianesimo non permette di riconoscere lo stato, ma ne distrugge i principi stessi.»
L. Tolstoi, Il regno di Dio è in voi, cap. X, p. 254.

Per non dar adito a equivoci, distruggere lo stato, non significa fare violenza allo stato (come erroneamente interpretato da molti anarchici, ai quali Tolstoj non voleva venire associato) quanto piuttosto smettere di alimentarlo con la propria opera, di riconoscerne l'autorità quando questa va contro il bene comune o i propri principi morali, di non voler essere autoritari quando lo stato ti chiede di esserlo. Esempi di questo tipo ce li hanno forniti i primi cristiani (perseguitati anche perché disprezzavano magistrati e capi militari), lo stesso Tolstoj, la prassi di Gandhi, e in generale chi proponeva la nonviolenza come Capitini e gli obiettori di coscienza.

Giusto per avere degli esempi scomodi di cristianesimo (non di rado perseguitati) possiamo leggere voce wikipedia la voce relativa all'anarco cristianesimo.

Quindi l'idea di Olivetti è anarchica (nei termini definiti da Ellul) perché propone di costruire organi sociali nuovi, che non a caso ha chiamato Comunità, e altrove dice che sono sovrane, e che lo stato (molto meno sovrano, a questo punto) deriverebbe dalla loro confederazione.
Io chiamo questa cosa democrazia diretta dal basso, che non confligge con l'esistenza di uno stato "organizzatore" coordinatore non violento, ma entra giustamente in conflitto con l'esistenza di gerarchie di dominio, politiche, militari, o economiche.




Note:
  • Questa mistica, che ho conosciuto recentemente, ha scritto (ed è stata arsa per questo) lo Specchio delle Anime semplici. "Nella sua opera la Porete distingue due Chiese: la grande composta dalle anime semplici, annientate in Dio, e la piccola, formata dalle gerarchie ecclesiastiche. Ponendosi non contro, ma sopra quest'ultima, la Porete non chiede che anime perfette prendano il posto della Chiesa gerarchica, ma che quest'ultima si apra nella forma del riconoscimento e dell'accettazione, al più che proviene dalle anime che hanno con Dio un rapporto assolutamente libero. Facendo questo, la Porete, trova una posizione di signoria femminile, ed afferma una superiorità non gerarchica, ma spirituale di essa. Tale superiorità risiede nella coincidenza tra ciò che sono e ciò che fanno le anime annientate in Dio."
  • (2) Mi è appena caduto l'occhio su un articolo che parlava di Antonio Rosmini, anch'esso perseguito dalle autorità religiose del tempo, recentemente beatificato. Sembra che per questi personaggi ci sia un processo consapevole da parte della gerarchia, di perseguimento in vita (quando possono far danni!) e una beatificazione in morte (quando si può appropriarsi del messaggio, magari edulcorandolo). Credo che si facesse una lista di questi casi, risulterebbe bella lunga.
  • (2) Per esempio vengono citate l'affermazione di Pietro (At 5,19) «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!» e nel vangelo di Marco Gesù dice «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà servo di tutti».

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog