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sabato 13 febbraio 2021

La lingua ausiliaria dell’umanità e i bisogni universali

L'articolo qui riportato corrisponde alla versione di marzo 2020, è stato rivisto (con aggiustamenti della forma e di qualche contenuto) e pubblicato nel repository gihub (nella cartella paper). Il repository fungerà da centro collaborativo del progetto.

mercoledì 8 novembre 2017

La Dichiarazione per un'etica mondiale

Ieri sera ho assistito alla bellissima conferenza di Beppe Robiati, dal titolo "La terra è un solo paese, l'umanità i suoi cittadini" - Come realizzare questa visione? - Dalle parole ai fatti; il valore dei principi, l'efficacia delle azioni.
Durante la conferenza Beppe ha illustrato con la solita , oltre che della vita e del messaggio di speranza di Bahá’u’lláh, e dell'importanza dell'etica e dei valori per la il benessere dei popoli, dei principi etici mondiali riconosciuti dalla comunità delle religioni... sono molto interessanti perché, oltre a contribuire alla pace e alla definizione di un'etica a livello mondiale (quindi per la regolazione dei rapporti intra ed extranazionali), possono aiutarci a gestire nella pratica i rapporti non sempre facili tra noi e i "nuovi arrivati" di altre culture, che fanno riferimento a sistemi religiosi/valoriali diversi, ma che in generale rispettano certi valori tradizionali anche più di noi occidentali "emancipati".
Questi principi sono insomma trasparenti alle differenze religiose, ma sono accettabili anche dai laici che abbiano una coscienza. Andrebbero prima praticati e sviluppati nel quotidiano, e poi anche insegnati agli altri.



«Quest'unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; quest'unica società mondiale non ha certamente bisogno di un'unica religione e di un'unica ideologia, ha però bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti.»
(HANS KÜNG, Progetto per un'etica mondiale)

Nel 1993, alcuni rappresentanti del Parlamento delle religioni del mondo hanno reso pubblica una Dichiarazione per un’etica planetaria, la quale afferma che «esiste già tra le religioni un consenso suscettibile di fondare un’etica planetaria; un consenso minimo che riguarda valori obbliganti, norme irrevocabili e tendenze morali essenziali». Questa Dichiarazione contiene quattro princìpi.

  1. «Nessun nuovo ordine del mondo senza un’etica mondiale». Noi tutti abbiamo una responsabilità nei confronti di un migliore ordine mondiale.
  2. «Ogni persona umana sia trattata umanamente». La presa in considerazione della dignità umana è considerata come un fine in sé. Tale principio riprende la «regola d’oro» che è presente in molte tradizioni religiose. 
  3. La Dichiarazione enuncia quattro direttive morali irrevocabili:
    • l'impegno per una cultura della nonviolenza e del rispetto di ogni vita. “Non uccidere” o, in positivo, “Rispetta ogni vita”.
    • l'impegno per una cultura della solidarietà e un giusto ordine economico.“Non rubare” o, in positivo “Agisci in maniera corretta e leale
    • l'impegno per una cultura della tolleranza e per una vita nella sincerità. “Non mentire” o, in positivo, “Parla e agisci con sincerità
    • l'impegno per una cultura della parità dei diritti e della solidarietà fra donne e uomini. “Non commettere atti impuri”* o, in positivo, “Rispettatevi e amatevi a vicenda
  4. Riguardo ai problemi dell’umanità, è necessario un cambiamento di mentalità, affinché ciascuno prenda coscienza della propria pressante responsabilità. È dovere delle religioni coltivare tale responsabilità, approfondirla e trasmetterla alle generazioni future. 


Cito da Wikipedia:
Fin dalle prime parole la Dichiarazione metteva poi in luce quanto il proprio intento fosse ben lungi dal voler creare unʼunica sovrastruttura etico-religiosa globale: «Per etica mondiale non sʼintende unʼideologia mondiale o una religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti». Non si tratta insomma di un altro universalismo universalistico o monocentrico, che intenda soppiantare o ricoprire la molteplicità degli universalismi: «unʼetica mondiale non intende neppure sostituire lʼalta etica delle singole religioni con un minimalismo etico. La Torà degli ebrei, il Discorso della montagna dei cristiani, il Corano dei musulmani, la Bhagavadgita degli indù, i discorsi di Buddha, i detti di Confucio – restano il fondamento per la fede e per la vita, per il pensiero e lʼazione di centinaia di milioni di uomini».

Note:
* Vista l'ampio uso che la Chiesa Cattolica ha fatto del concetto di "atti impuri" per indurre il senso di colpa nei credenti, forse sarebbe più appropriato in Italia tradurre questa norma con "gestisci la tua sessualità", ma l'argomento è da approfondire, perché da una parte è indubbio che la sessualità vada controllata (da noi i crimini sessuali, come gli stupri, sono all'ordine del giorno), dall'altra non è chiaro in cosa consista una sessualità "sana". Per Reich, la sessualità una fonte di energia, ma anche un mezzo di controllo delle masse.

domenica 25 settembre 2016

Cosa fare, come fare

Decidere insieme per praticare davvero la democrazia

di Jolanda Romano


dall'introduzione
In Italia, sempre più spesso, ci troviamo di fronte all’incapacità dei politici, delle istituzioni e anche di noi cittadini di risolvere i conflitti. Capita quando si verificano conflitti territoriali – come la costruzione di impianti indesiderati o di infrastrutture – o conflitti valoriali – come le discussioni sugli embrioni, sul fine-vita o sui diritti. In questi casi stentiamo a giungere a una soluzione, ci basta schierarci su due fronti opposti, per un sì o per un no. A quel punto l’impasse è inevitabile, l’unico nostro obiettivo è difendere la nostra posizione e attaccare quella contrapposta.

Chiunque di noi può immaginare casi di conflitti irrisolti e, nella gran parte di essi, non farà fatica a ricostruire questa dinamica. Lo stallo non è indolore, perché il non decidere genera comunque delle conseguenze: senso di frustrazione, esasperazione degli animi e delle posizioni, danni economici e costi sommersi.

In Italia le persone che sono interessate da un conflitto irrisolto, o che reclamano un diritto a cui chi governa non riesce a rispondere, sono sempre di più. Si tratta di una moltitudine che vive in uno stato di impotenza e isolamento e che esprime questo disagio con la disillusione e la sfiducia nella democrazia (crescente è il partito degli astensionisti). In alcuni casi, come per l’opposizione alla Tav Torino-Lione, una parte di questa maggioranza esce allo scoperto ed esprime la sua rabbia aderendo a proteste che, pur nascendo come locali, assumono una portata simbolica generale.

Difficile trovare una soluzione condivisa perché i problemi complessi, quando non sono risolti in modo strutturale, finiscono per essere affrontati in modo riduttivo, semplicistico e soprattutto sulla base dell’emergenza.

Gli esempi sono davvero innumerevoli. E tutti indicano chiaramente una cosa: che le soluzioni, volendo invece ascoltare, ci sono o si possono trovare; che è possibile cercare un modo per mettere tutti d’accordo (magari non proprio tutti, ma la maggior parte sì), se si è disposti a concepire progetti radicalmente diversi da quelli inizialmente immaginati. Se il progetto non è calato dall’alto. Ma è proprio questo il punto: spesso non è ciò che vuole il decisore.

La domanda è: noi cittadini siamo disposti a continuare a subire decisioni che vengono prese senza coinvolgerci, a vivere in un progressivo isolamento all’interno di comunità divise e sempre più arroccate, a sopportare l’assenza di una progettualità diffusa, a rinunciare a costruire un futuro non solo ambientalmente, ma anche socialmente sostenibile, per noi e per i nostri figli? Forse no, ma non sappiamo come fare.
Ecco perché ho scritto questo libro. Per dire che esistono dei modi e degli strumenti per opporsi alla dinamica discendente e per risalire insieme la china.


fruibile tramite servizio Mlol

[EDIT sett 2017] trovato questo articolo sulla gloriosa ricostituzione dell'Islanda, molto interessante
http://www.nomos-leattualitaneldiritto.it/nomos/yves-sintomer-sorteggio-e-democrazia-deliberativa-una-proposta-per-rinnovare-la-politica-del-xxi-secolo/

sabato 24 settembre 2016

Decidere insieme


L'anno scorso (2015) sono stato al raduno estivo della Rete Italiana Villaggi Ecologici, che connette molte realtà comunitarie composte perlopiù da individui che vogliono vivere "come piace a loro", associandosi liberamente.

Raduno estivo RIVE 2016

Essendo le persone libere di andarsene, queste realtà hanno il massimo interesse a realizzare una forma sociale dove queste siano "ascoltate" dalla comunità. Inoltre, avendo gli individui che li organizzano l'ambizione di vivere meglio che nella società "esterna" e spesso mezzi limitati si trovano nella condizione di aver la necessità di prendere decisioni intelligenti e sensate. Insomma a dover organizzare delle "mini democrazie"sperimentali su base locale.


Nei quattro giorni che ho passato al raduno si è parlato spesso di metodi per prendere delle decisioni collettive. Sperando di fare cosa gradita, Lascio alcune suggestioni e link partendo da concetti riguardanti gruppi ristretti, fino ad arrivare a organizzazioni più grandi.

Innanzitutto, la base di discussione collettiva è il cerchio di persone, forma che corrisponde ad una perfetta pariteticità e di massima interazione tra tutti gli individui presenti.
Questa tecnica sociale di base sono aggiunti vari elementi, secondo le esigenze.
Una tecnica aggiuntiva e quella del bastone parlante, secondo la quale un oggetto (un bastone, seguendo l'esempio dei nativi) viene fatto circolare nel cerchio, con la regola rigorosa che chi lo tiene in mano può parlare e tutti gli altri ascoltano. Questo serve a evitare gli accavallamenti di conversazioni che avvengono spesso alle riunioni, permettendo nel contempo ad ogni singola persona di esprimere le proprie opinioni.


In alternativa il gruppo può avvalersi della presenza di un facilitatore, ovvero una persona che ha il mandato del gruppo per svolgere particolari funzioni. Regolare la conversazioni, far esprimere quelli che hanno difficoltà, mantenere il focus e permettere lo sviluppo non cruento dei conflitti. Il facilitatore può essere un membro della comunità o un professionista esterno che viene chiamato in caso di criticità.


Tra i metodi decisionali è stato dato risalto al metodo del consenso (ritenuto migliorativo rispetto a quello a maggioranza)


Ho seguito un workshop molto interessante di "democrazia profonda" che parte da diverse sapienze (psicologia junghiana, fisica sistemica, sciamanesimo e taoismo) con l'obiettivo di trasformare il reale.
http://artedelprocesso.com/arte-del-processo/democrazia-profonda/


Come metodo autoorganizzativo, si è accennato alla metodica della sociocrazia per organizzare vasti gruppi di individui. E' un sistema sviluppato in ambito aziendale, che diversi ecovillaggi stanno sperimentando.
http://www.facilitazione.net/tag/sociocrazia/
http://sociocrazia.tumblr.com


Ci tengo infine a sottolineare che le tecniche nominate richiedono sempre una base umana di rispetto, connessione reciproca e voglia di migliorarsi, senza i quali cade la base del vivere comunitario.

P.S. Cito anche il Dragon Dreaming come metodo di coprogettazione collettiva. E' utilizzato nelle transition town.

domenica 9 agosto 2015

La mia idea di comunità

(da collegare con le altre idee)

Un luogo fondato spiritualmente, promotore di bene per i suoi membri, per il territorio dove è incastonato, per il mondo.
Temi: ricerca interreligiosa, ricerca spirituale "empirica", autonomia economica/sussistenza, ricerca culturale e nella buone pratiche. Divulgazione e condivisione tra i membri e con il territorio. Ricerca sociale ed economica (in particolare riguardo alla freeconomy)


Mappa mentale dei temi e delle attività

Alcune idee... clicca sull'immagine per vedere i dettagli della mappa (è possibile leggere delle didascalie passando il mouse sulle voci che contengono l'icona di una matita in alto a sinistra)

Mappa di temi e attività


Ispirazioni

Le ispirazioni che presento vogliono fornire l'archetipo di realizzazione, la direzione, non un piano esecutivo al quale tutti debbano necessariamente attenersi, ma alcuni spunti che, collegandosi con altri che arriveranno, possano permetterci di passare ad una fase successiva di concretizzazione.

Ecovillaggi
In particolare mi paiono interessanti le esperienze di Auroville (nel sud dell'India) che dura da oramai cinquant'anni e la comunità di Tamera (in Portogallo), con la sua prospettiva di comunità di cura territoriale, oltre che la voglia di costruire una rete di cura planetaria (il progetto Terra Nova).

Mashiqu’l-Adhkàr (Casa di Adorazione secondo la fede Bahai) 
E’ composta da un tempio (luogo di adorazione/preghiera/meditazione/contemplazione), con annessi diverse strutture che “daranno assistenza ai sofferenti, sostentamento ai poveri, asilo ai viandanti, consolazione ai bisognosi, educazione agli ignoranti”
Bahá'u'lláh lasciò istruzioni ai Suoi seguaci per la costruzione di templi per il culto in ciascun paese e in ciascuna città del mondo. A questi templi Egli diede il nome di Mashriqu’l-Adhkár 11, che significa «Il Sito dell’Alba delle Lodi di Dio». Il Mashriqu’l-Adhkár deve essere una costruzione poligonale di nove lati, sormontato da una cupola, e deve essere quanto più possibile bello per disegno ed esecuzione; deve ergersi nel mezzo di un gran giardino ricco di fontane, alberi e fiori e circondato da un certo numero di edifìci accessori dedicati a scopi sociali, educativi e di carità, affinché il culto di Dio nel tempio possa essere intimamente associato con le delizie della bellezza della natura e dell’arte e con l'attività pratica per il miglioramento delle condizioni sociali.

Queste potrebbero anche essere identificate come macroaree di funzionamento delle attività della comunità:

  • Adorazione/Preghiera/Meditazione e altre pratiche spirituali di ogni fede e sensibilità
  • Salute/wellness (fisica e spirituale)
  • Economia/condivisione dei beni (agricoltura/orti ma non solo)
  • Accoglienza (di poveri, viandanti, ma anche couchsurfing)
  • Studio/Educazione (ricerca/pratica, scienze interiori ed esteriori, arti, trasmissione, collegati alle altre aree della comunità e al territorio)

Notare che anche Auroville è costituita in maniera analoga, con il luogo di meditazione al centro per espandere da esso "buone vibrazioni".
Interessante il collegamento del pensiero di Baha'u'llah con il tempio/palazzo di Cnosso.


Mondo di comunità e famiglia
www.comunitaefamiglia.org
La comunità di famiglie non si costituisce sulla fusione, ma sul vicinato solidale, non sulle norme ma sulla fiducia reciproca. Le parole chiave di questa esperienza sono: condivisione, sobrietà, accoglienza, solidarietà. Ognuno ha il suo appartamento, ha una sua sovranità inalienabile, ed è totalmente responsabile di sé e delle proprie scelte.
L’equilibrio che si persegue tra valori e stile di vita ed il sostegno reciproco vissuto in una casa solidale, consente alle famiglie e alle persone di trasformare le parole che si portano nel cuore in pratica quotidiana

Geolocalizzazione del progetto

Zona Bassa Veronese, Mantova, ma non necessariamente. Luogo da decidere collettivamente e secondo le possibilità che si trovano.
Modalità di acquisizione terreno/edificio: Bene Comune offerto, sequestrato alla mafia o custodiato popolare

martedì 14 luglio 2015

Centri amministrativi gilanici

Visto che in questo periodo si parla molto di comunità ed ecovillaggi, riporto un testo di Riane Eisler (che sto leggendo appassionatamente) dove viene descritta brevemente la civiltà minoica, e in particolare il palazzo di Cnosso, insieme alle sue funzioni che sono insieme culturali, sociali, spirituali ed economiche.
A me per certi versi fa venire in mente i GAS, come luoghi di ridistribuzione economica, solo che questo luogo (e gli altri simili che si trovavano nelle città vicine) potremmo considerarli molto di più, ovvero come centri di civiltà (non di dominazione, bensì di cooperazione come specifica l’autrice). Da una parte questi centri sembrano l’implementazione delle “Fabbriche di Bene” di cui parla Olivetti, dall’altra ricordano molto da vicino le case di culto previste dalla fede Bahai, che integrano il luogo di culto propriamente detto con delle adiacenze che fungano da asilo per i viandanti, luogo di cura per gli infermi, aiuto per i poveri (quindi centro economico) e funzioni educative/scientifiche. 
Potrebbe essere interessante ispirarsi per creare strutture con analoghe funzioni “olistiche”, come centri di nuova civilizzazione, che aiutino la nostra società ad emergere dal pantano (dis)amministrativo nel quale si è inguaiata.
Spero che questo scritto non sia letto con l’occhio moralista perché, come è evidente per esempio a Pompei, queste civiltà avevano un’idea molto positiva del piacere.


Affresco del Palazzo di Cnosso, illustrante una schema di acrobazie di fanciulle



Partnership e civiltà.

Estratto da “Il piacere è sacro” (R. Eisler) pagg 83-86

Forse non riusciremo mai, dopo tanti millenni di condizionamento, a comprendere appieno come potevano sesso e spiritualità essere un tempo fusi, e ancor meno come una spiritualità erotica potesse manifestarsi nei riti religiosi e nella vita quotidiana.
Ma possiamo esaminare con grande apertura mentale i documenti di cui disponiamo.
Per quanto mi riguarda, ho ricavato alcune delle impressioni più vivide su come il sesso potesse essere insieme piacevole e gaio, oltre che sacramentale e spirituale, dallo studio di quella grande civiltà che al volgere del Ventesimo secolo fu riportata alla luce nell'isola di Creta.
Seguendo l'archeologo britannico sir Arthur Evans, si è soliti chiamare minoica questa civiltà, sebbene il re Minosse appartenesse alla cultura micenea che si sviluppò dopo il 1450 avanti Cristo, quando gli achei indoeuropei ebbero la meglio e assorbirono molti tratti della precedente civiltà dell'isola.
Ma, visto che questa importante cultura incentrata sul culto della Dea viene ancora chiamata minoica, per evitare confusioni, finché non si accrediterà un termine nuovo, userò anch'io questo appellativo. (13)

La società minoica, socialmente complessa e tecnologicamente avanzata, per vari aspetti fondamentali differiva grandemente da altre grandi civiltà dell'epoca.
Per cominciare, sembra aver regnato una coesistenza nell'insieme pacifica tra le varie città-stato dell'isola.
Come lo storico britannico R.F. Willetts osserva, ciò è in forte contrasto con le rivalità micidiali che opposero i successivi Stati greci in qualsiasi area simile.
Egli scrive che sebbene armi e armature conobbero un precoce sviluppo, e le spade cretesi fossero le migliori dell'Egeo, esistono poche prove in Creta del loro uso in combattimenti umani (in contrasto, per esempio, con le tombe micenee). (14) Osserva inoltre che l'insediamento cooperativo minoico, la lunga pratica della sepoltura comune e lo sviluppo apparentemente regolare e uniforme delle varie zone palatine si combinavano a una generale, se non totale, assenza di fortificazioni, a indicare un grado quando meno alto di reciproca tolleranza; e le case di campagna sparpagliate qua e là e le città indifese del successivo periodo palatino parlano chiaramente di pace all'interno e fiducia all'esterno. (15)

Esistono studiosi che tuttora cercano di negare l'evidenza, o di ignorarla, che la società minoica era non soltanto più pacifica ma anche più egualitaria di altre antiche civiltà ben più enfatizzate.
Peraltro, dati in grande quantità indicano che la vita nelle città minoiche era molto diversa da quella che si svolgeva nella maggior parte delle altre civiltà coeve.
Né piramidi né ziggurat dominano le assai più povere dimore della gente comune.
Fatto ancor più rivelatore, le città minoiche mostrano quel che gli studiosi descrivono come uno standard di vita generalmente alto, in assenza di quelle nette differenze tra coloro che hanno e coloro che non hanno che abbiamo appreso ad associare alle civiltà avanzate. (16)

Non s'intende ovviamente dire che la società minoica non conoscesse la gerarchia.
Occorre tuttavia fare una distinzione importante.
Si tratta della distinzione, che ho affrontato altrove quando ho messo a punto la mia "teoria della trasformazione culturale", tra due diverse forme di gerarchia.(17)  Una è la gerarchia basata sulla forza o sulla minaccia della forza, che ho chiamato gerarchia di dominazione; l'altra è una forma molto più flessibile e di gran lunga meno autoritaria, che ho chiamato gerarchia di attualizzazione, accompagnata da una maggiore complessità di funzioni e da maggiore efficienza. (18) E' questa seconda forma, la gerarchia di attualizzazione, che probabilmente descrive meglio la struttura amministrativa e religiosa in antichi siti minoici come il Palazzo di Cnosso, che serviva anche da centro di ridistribuzione delle risorse.
Dovrei a questo punto aggiungere che gli studiosi sono sempre più concordi nel considerare improprio il nome di "palazzo" usato per definire le mirabili strutture, spesso labirintiche, di Cnosso, Zakro, Festo e di altri siti archeologici di Creta.(19) Questi edifici costruiti in modo irregolare, con giardini, corti, teatri e una rete di strade che consente di raggiungerli dalle città e dal mare, pare siano stati una combinazione di centro religioso, amministrativo, legale, artigianale e commerciale.
Vi si svolgevano importanti cerimonie religiose, come le danze dei tori in cui (come ancora si vede nel famoso affresco del Palazzo di Cnosso) fanciulle e giovani contavano le une sugli altri per la propria salvezza, e si aiutavano reciprocamente a saltare sulle corna di quelli che erano tori probabilmente addomesticati ma potenzialmente ancora letali.(20) Come dimostrano le squisite figurine della Dea dei serpenti rinvenute nel Palazzo di Cnosso, le sacerdotesse intessevano stretti rapporti spirituali con i serpenti nelle "trances" estatiche.
E in quei luoghi gli artisti creavano le mirabili figurine scolpite, gli artigiani fabbricavano ceramiche, sigilli e altri oggetti e utensili per uso domestico e per l'esportazione, mentre granaglie, olio e altri prodotti della terra venivano immagazzinati in lunghe file di orci, e molto verosimilmente si riunivano le assemblee per prendere decisioni su questioni importanti quali le opere pubbliche (compresi il sistema igienico, sorprendentemente moderno, le strade pavimentate e i viadotti).
Sempre più concordi sono alcuni studiosi (tra cui Helga Reusch, Emmett L. Bennett, R.F. Willetts, Henri Van Effenterre, Helen Waterhouse) nel riconoscere che l'antica tesi di un re o di un re-sacerdote che da Cnosso governava Creta non è avvalorata da alcun riscontro. (21) In realtà, l'unica opera d'arte che può essere ragionevolmente interpretata come una rappresentazione di un dio-sovrano è costituita dai cosiddetti affreschi processionali.
Un aspetto importante di quest'opera è che la figura centrale, con le braccia levate nell'atto di benedire, "non" sta su un piedestallo elevato né ha dimensioni maggiori delle figure che si avvicinano portando offerte di frutta e vino (come poi saranno presentati i re divini).
Ancor più importante e rivelatore è il fatto che la figura centrale dell'affresco è un personaggio femminile invece che maschile.
Di conseguenza, alcuni studiosi (Reusch, Waterhouse, Willetts, Ruby Rohrlich-Leavitt e Jacquetta Hawkes) hanno scritto di una regina o di una regina-sacerdotessa che rappresenta la Dea officiante nella famosa sala del trono del Palazzo di Cnosso.
Per certo, come sottolinea Reusch, i grifoni ai due lati del trono sono quasi universalmente associati alla Dea. (22) I gigli e le spirali sulle pareti sono altrettanti simboli tipici della Dea, (23) e le piccole dimensioni del trono (in realtà un sedile in pietra elegantemente inciso e non in posizione più elevata) conforta ulteriormente la conclusione che a occuparlo era una donna e non un uomo.
A ciò vorrei aggiungere che forse non di sala del trono si tratta, ma di una stanza (e di una stanza relativamente piccola) in cui un'alta sacerdotessa presiedeva cerimonie e/o udienze su questioni legali e di altra natura.
Peraltro, come sottolinea ancora Willetts, è anche assai probabile che le gerarchie maschili siano coesistite con le sacerdotesse di palazzo, alcune incaricate forse di affari commerciali e marittimi, altre con funzioni sacerdotali. (24) In breve, la struttura sociale della Creta minoica pare conformarsi più al modello della partnership che a quello della dominanza.

[...] se volete continuare la lettura, contattatemi, possiedo l'ebook completo, oppure cercatelo in biblioteca :)

NOTE
NOTA 13: Di recente Mara Keller ha proposto l'espressione Creta Ctonia per definire la civiltà cretese caratterizzata dal culto della Dea. Ctonia era un termine con cui gli antichi chiamavano Creta, là dove, secondo i greci, era venerata Demetra Ctonia, Demetra come Madre Teresa (Keller, 1992).
NOTA 14: Willetts, 1977, pagine 112-113.
NOTA 15: Ibid.
NOTA 16: Platon, 1966.
NOTA 17: Vedi "The Chalice and the Blade".
NOTA 18: Ibid.; Eisler e Loye, 1990.
NOTA 19: Gimbutas talvolta usa il termine "tempio-palazzo" come compromesso in quanto, scrive, il termine "palazzo" ha ormai una lunga tradizione ed è pertanto difficile abbandonarlo completamente (lettera di Marija Gimbutas all'autrice, 14 novembre 1992).
NOTA 20: Così fu girato un film messicano sui tornei coi tori, come m'informarono mentre mi trovavo a Creta nel settembre del 1992. Mi dissero anche che a Creta c'era un gruppo che tentava di riportare in onore questa antichissima pratica allevando tori e cominciando l'addestramento quando erano ancora molto piccoli.
NOTA 21: Come osserva Willetts: Sebbene le cerimonie compaiano di frequente nell'arte minoica, mai una figura regale vi prende parte o la presiede.  Willetts sottolinea anche che la pittura prova ampiamente la posizione predominante delle donne in tali scene e nella cultura minoica in generale (Willetts, 1977, pag. 112).
NOTA 22: Ibid., pag. 111.
NOTA 23: Gimbutas osserva che spesso questi temi compaiono anche nell'antica Thira (Santorini) (lettera di Marija Gimbutas all'autrice, 14 novembre 1992).
NOTA 24: Willetts, 1977, pag. 113.

venerdì 6 febbraio 2015

La Dolce Rivoluzione

Manifesto della "nostra" Dolce Rivoluzione, ispirata all'omonima associazione spagnola.

La Dolce rivoluzione si ispira all'omonima associazione spagnola fondata da Joseph Pamies, e desidera divulgare la conoscenza sulle piante medicinali, sulle terapie complementari e sull’alimentazione consapevole migliorando così la salute delle persone. E’ inoltre nello spirito della Dolce Rivoluzione promuovere tutte le iniziative che favoriscano la riconnessione delle persone  alla Natura che ci ospita. 
Riteniamo che  uno strumento di cambiamento  per la società sia la la cultura e la pratica dell'uso di piante officinali a fini terapeutici. L'arte di usare piante spontanee ed autocoltivate permette di migliorare la salute pubblica e la qualità di vita delle persone svincolandosi dalla dipendenza e dagli interessi del mercato, realizzando così ciò che aveva già teorizzato Ippocrate nel IV secolo a.C: “Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”

Gli obiettivi immediati che ci poniamo sono:
-Acquisire e diffondere una consapevolezza avanzata riguardo alle proprietà delle piante ed alle loro capacità curative.
- Promuovere un’ alimentazione consapevole finalizzata a nutrire la salute e la prosperità delle persone 
-Tradurre/doppiare  video ed informazioni interessanti provenienti dall’associazione La Dulce Revolucion di Balaguer (Spagna), mantenendo con essa un filo diretto di comunicazione.
- Diffondere la cultura dell'associazione tramite serate a tema, internet e social network
- Mettere in rete e lo scambiare  conoscenze e piante con le realtà locali che già si occupano di erbe e salute

Il compito è arduo, pertanto ogni aiuto, libero coinvolgimento da persone che condividono la nostra visione ed i nostri valori è non solo apprezzato, ma indispensabile!!
Grazie


Un/il video di presentazione dell'associazione spagnola, sottotitolato da Byologik



Un secondo bellissimo video che riguarda invece gli usi alimentari e curativi dei fiori:
 


(Devo dire con un certo orgoglio che alla sottotitolatura abbiamo contribuito io e Giovanna :)

giovedì 23 gennaio 2014

Sui diritti sessuali dei giovani

Wilhelm Reich è stato un precursore e una persona con atteggiamenti ed idee veramente rivoluzionarie. Non per niente è morto in carcere, perseguitato come molti grandi. Ha scritto libri come "Psicologia di massa del fascismo" e "L'assassinio di Cristo", che solleticano la fantasia, e lasciano presumere che abbia delle cose molto interessanti da dire, a chi vuole vederci chiaro nella confusione psicosociale nella quale ci troviamo.

Pubblico qui un capitolo del suo libro "Bambini del futuro", per massimizzare la diffusione di questo testo che io personalmente ho trovato molto illuminante, con l'invito di comprare una copia del libro nel caso vogliate approfondire il pensiero di Reich.
Il valore di questo testo, a mio parere, è quello di riuscire a mettersi in un punto di equilibrio tra le posizioni puritane da una parte e quelle materialistiche dall'altra, che sembrano governare i ragionamenti sulla corretta condotta sessuale che si sentono in giro. La libertà, anche sessuale, va associata ad un senso di responsabilità che va costruito nel tempo e che permette la migliore espressione delle doti personali. Questo testo è uno dei pochi che ho letto che aiuta il cercatore a costruirsi questo senso di responsabilità.

Buona lettura ( e buona diffusione :)

L'amore, il lavoro e la conoscenza sono le basi della nostra vita. Dovrebbero anche governarla (Wilhelm Reich)




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